Diari di Viaggio

Beatrice Zucchelli ci racconta la sua esperienza in Etiopia

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ARCOBALENO

L’immagine che ho nel cuore e nei miei pensieri è proprio quella di un arcobaleno: colori vivaci, sgargianti, brillanti che animano il cielo azzurro riscaldato da un sole caldo.
Vedere tutti i bambini del kinder garden correre con le loro uniformi variopinte per poi disporsi ordinatamente di fronte alle proprie maestre rende perfettamente l’idea dell’arcobaleno: azzurro, giallo, rosso, verde tutto contornato da splendidi sorrisi e mani che ti salutano.
L’accoglienza che ho avuto è stata sempre molto viva, spontanea e da subito si è creato un clima familiare molto forte, siamo tutti qui per un unico fine: questa meraviglia che sono i bambini grandi o piccoli.
La missione è molto grande: comprende scuole, dall’asilo all’università, la scuola di cucito con anche un negozio per la vendita di prodotti per un totale di circa 2500 studenti.
Il sabato e la domenica pomeriggio c’è l’attività dell’oratorio che viene animata dalle ragazze più grandi; questo è solo femminile. Quello che mi ha colpito il primo giorno è che dopo la preghiera e i canti iniziali le bambine vengono divise per gruppi e per un’ora circa ricamano tutte insieme.
Sedermi in mezzo a loro e ricamare mi ha fatto tornare in mente la mia infanzia e quanto si sia perso il senso delle piccole cose; non è facile trovare bambini che in silenzio organizzano il proprio lavoro per avere, alla fine, la soddisfazione di portalo a casa dopo avere imparato qualcosa.
Si gioca con la corda, si canta e si balla, si fanno disegni sulla terra, si guarda la televisione per poi ritornare all’aperto fino alle sei dove con la preghiera finale in fila ogni gruppo viene salutato e accompagnato al cancello.
Mi sono dimenticata di dire che qui è in uso un altro calendario perciò oltre ad essere nel 2006 ho avuto la fortuna di festeggiare un altro Natale e l’ho vissuto totalmente in ogni aspetto: a scuola, all’oratorio, in chiesa e qui a casa insieme alle suore e a tutti i volontari.
La quotidianità che nasce, come mi è successo in Zambia, è incredibile e i rapporti sono veri, tutti siamo utili nel nostro piccolo ed i pezzi si incastrano come in un grande puzzle.
Alle volte ci siamo chiesti come sarebbe stato una volta rientrati nelle nostre vite, quali emozioni avremmo provato … è difficile e ognuno di noi avrà sentimenti diversi ma tutti autentici e il ricordo, che mai e poi mai svanirà, ci accompagnerà per il resto della nostra vita.
Avere la fortuna di fare queste esperienze, conoscere culture e posti nuovi, portare un po’ di sorrisi non è da tutti e io, che ho già vissuto lo Zambia, in una piccola parte mi rendo conto che la mia persona e il mio cuore cambiano perché devono contenere tante nuove amicizie, ma quello che cambia è soprattutto il modo di pensare: hai una grande voglia ed energia di fare del bene e le tue azioni sono rivolte al plurale.
Le giornate passano senza neanche tu te ne accorga perché tutto è scandito da un ritmo, hai il tuo lavoro quotidiano, si pranza tutti insieme e il pomeriggio si ricomincia con le proprie attività.
La mattina ero a scuola con i bambini dell’asilo, aiutavo durante le lezioni e alla ricreazione mi divertivo a giocare in mezzo a loro.
Nel pomeriggio ho fatto lavori di ufficio come l’inventario, aiutavo a foderare i libri della scuola primaria, sono stata nella clinica ad insegnare ai bambini durante il loro programma alimentare e nell’ultimo mese avevo iniziato a rinnovare le foto per il sostegno a distanza.
Quando c’era bisogno veniva spontaneo, anche agli altri volontari, aiutare e collaborare in diverse mansioni.
Il tempo per visitare il posto e conoscere le altre realtà è una altra fortuna che ho condiviso sempre con uno spirito di allegria e comunità.
Siamo stati quattro giorni ad Arba Minch noleggiando un pulmino, sembrava di essere tornata a scuola con i compagni di una vita, condividere i pranzi, organizzare le uscite per poi rientrare in missione dove ad aspettarci c’erano le suore contente di riaverci ancora tra loro visto che avevano sentito la nostra mancanza.
Andare a scuola in bicicletta o tornare a piedi accompagnata dai bambini che ti rincorrono appena ti vedono e litigano per starti vicino lungo la strada …sorrisi della gente che incontri e che ti salutano allungandoti la mano… tutto questo si è perso da noi… e qui è stata una gioia immensa rimparare i piccoli gesti quotidiani…
Potrei andare avanti all’infinito nel raccontare questi mesi: dalla festa di Don Bosco con il pranzo tutti insieme, alla gita a Dilla in visita alle suore, l’uscita in barca con le animatrici o la gita in montagna con Anna e Aleksandra o la semplice consegna di regalini alla fine di una domenica all’oratorio.
Ho in mente una frase che suor Marjorie mi ha detto appena arrivata ad Addis Abeba prima di andare a Zway: TU LI SARAI FELICE e io aggiungo che qui sono stata MOLTO FELICE alle volte anche troppo per quello che ho dato … perché ho ricevuto veramente tanto da tutti.
La cosa che più mi lascia sempre senza parole è la sensazione viva è forte di essere in Africa da tanto tempo, impari a lasciare fuori la tua vita precedente, diventando una persona nuova in una realtà fatta di piccoli gesti, semplicità, condivisione, sorrisi spontanei, allegria, cortesia.
Quando sono partita mi ha commosso, riempiendo i miei occhi di lacrime, il gesto così naturale che ha avuto la signora con cui foderavo  i libri il pomeriggio: subito dopo averla abbracciata e ringraziata per il tempo trascorso insieme mi ha richiamata per regalarmi i suoi orecchini, togliendoseli davanti a me e mettendomeli. E’ come se avesse voluto darmi una parte di lei in modo che la ricordassi.
E’ impossibile per me dimenticare questi mesi, le persone incontrate, i bambini, le suore, i volontari con cui ho vissuto … è una grande famiglia a cui voglio bene e che fa parte della mia vita…
Ad oggi è molto vivo e presente nella mia quotidianità il ricordo di questa esperienza e mi fa piacere che le persone che incontro e mi chiedono come è andata la prima cosa che mi dicono è che si vede che sono felice e serena.
Ringrazio di cuore il VIDES che mi ha dato nuovamente questa opportunità, la mia famiglia che ogni anno mi sostiene in questo progetto, i miei amici, tutta la meravigliosa comunità di Zway, le suore, i volontari e i bambini che hanno riempito ogni mia giornata.
E’ stato difficile per me scegliere delle foto visto che la quantità fatta è molto alta ma queste quattro riassumono quello che ho vissuto in Africa: il senso forte di famiglia e comunità che è espresso nel pranzo di natale, la gioia dei bambini e il loro affetto spontaneo, l’arcobaleno di colori e sorrisi che mi hanno donato e in ultimo è la semplicità di una mano che dona ma riceve molto di più.

GRAZIE A TUTTI
BEATRICE

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