Vita associativa

Buon compleanno VIDES!

Nel settembre del 1987 Madre Marinella Castagno affidò l’incarico a sr. MariaGrazia Caputo di “dare una forma al volontariato dei giovani”.
Ma è il 30 novembre 1987 che avviene la nascita ufficiale del VIDES: la costituzione con atto notarile dell’associazione sancisce l’inizio del percorso, che vive, si alimenta, dura e cresce tramite il continuo e costante supporto dell’Istituto delle Suore Salesiane di Don Bosco e l’entusiasmo instancabile dei suoi protagonisti, i giovani!

Ed è proprio attraverso le parole dei volontari che ci piace rendere omaggio al 25° compleanno della nostra associazione.
LUNGA VITA AL VIDES!!!

“Credo che una parte di me non tornerà mai dall’Africa, l’altra parte invece ha portato l’Africa a casa con sé.
La scorsa estate ho trascorso il mio piccolo pezzettino di vita africana a Namaacha in Mozambico.
Le suore salesiane in questa città gestiscono una grande casa, che accoglie un centinaio di bimbe provenienti da varie zone di questo splendido Paese.
Quando ho salutato le mie bimbe, ho pensato alla gioia immensa che quel mese appena trascorso mi aveva dato ed alla altrettanto grande serenità – del tutto inaspettata – che sentivo nel tornare alla mia vita, perché avevo la consapevolezza che non c’era solo un’Africa che mi sarebbe mancata, da ricordare vedendo le mie foto, ma un’Africa che avrei continuato a vivere e che sarebbe diventata parte della mia quotidianità.
Ho cercato il VIDES spinta, più o meno inconsapevolmente, dal desiderio di fare qualcosa per un mondo che credevo povero e abbandonato, dalla voglia di cambiare qualcosa, dalla presunzione di portare, dare, fare.
E poi quando sono arrivata in Africa cos’ho fatto? Io che avrei voluto “salvare il mondo” ho giocato con i bimbi, iniziato a imparare la loro lingua, conosciuto una nuova cultura, ritagliato e incollato cuoricini, mostri e casette, fatto vestiti per le bambole, insegnato le vocali all’asilo, aiutato le ragazze a fare i compiti, cucinato, cantato, corso come una pazza per stare dietro a piccole velocissime gambette, riso fino alle lacrime perché non riuscivo a farmi capire… Insomma tutte cose normali. E le mie aspettative iniziali? Tutte trasformate. All’inizio ho pianto tanto perché mi sono sentita inutile, mi dicevo “che senso ha essere venuta in Africa per giocare?” Ora dopo tre anni di vita VIDES vado, e sono felice di andare, in Africa per giocare.
Il gioco è quello che io so fare per dare un sorriso; riaccompagnare un bimbo a casa da scuola è quello che io so fare per dare sollievo a una mamma che ha da badare ad altri figli; aiutare a fare i compiti è quello che io so fare per dare un pò di pace alle suore che dedicano ai bimbi ogni loro minuto delle loro vite; far conoscere alle ragazze che hanno diritti uguali ai miei e a quelli di tutti i giovani del mondo è il mio modo per portare in Africa un pò del mio lavoro.
Non c’era più Italia, Mozambico, solo un unico mondo, alla stessa maniera mio, delle bimbe di Namaacha, di tutti. Tutta la mia vita a Namaacha con i suoi momenti di malinconia, di solitudine, di sconfinata allegria, ha ruotato intorno alle persone che ho incontrato: le instancabili suore salesiane sempre piene di lavoro e sempre comunque presenti, le bimbe del collegio una continua ricarica di felicità, le ragazze più grandi, spesso con vite difficili alle spalle, ma piene di sogni, curiose di conoscere il mondo, con un desiderio fortissimo di vedere il loro Paese crescere, di conoscere i loro diritti e felici di acquisire consapevolezza delle loro capacità, le donne di Namaacha e di Maputo con una forza ed un attaccamento alla vita impressionanti.
E alla fine io che volevo poter cambiare il mondo ho cambiato il mio stare nel mondo senza né paura né vergogna di saper fare solo cose normali e ora non c’è più nessuno che mi dice “sei andata fino in Africa per giocare”. A Namaacha la forza del sorriso ce l’avevo sempre davanti agli occhi. È un lampo, sorridi e il bello che hai dentro contagia tutti. Chi ti circonda inevitabilmente lo vede, prende ciò che di bello gli dai, anche se è piccolo piccolo, sorride e così facendo lo trasforma in altri sorrisi, in qualcosa di bello per te che per primo l’hai fatto sorridere e per altri ancora. Questa è stata la mia vita VIDES a Namaacha, quello che con e grazie il VIDES ho visto, condiviso e portato nella mia vita e, spero, in quella degli altri, questo è sicuramente quello che voglio continuare a vedere.”
Anna Tricarico

“Ho scelto l’Africa perché è una terra che sento dentro come se mi appartenesse e ogni volta che vado sento un legame sempre più forte, forse perché sono sicula e quindi un pò “africana”. Lo scorso anno alla mia prima esperienza nella Repubblica Democratica del Congo, fin dal primo istante in cui i miei piedi, i miei occhi e il mio cuore hanno incontrato quella terra e quelle persone mi sono sentita  a casa, non ho provato disagio neanche per un secondo, eppure tutto era diverso. Ma l’aria che si respira trasmette sensazioni particolari e serenità.
L’unica cosa che mi creava disagio era la mia presenza o meglio la mia utilità lì, in effetti non facevo nulla che potesse migliorare la loro condizione. Stavo tutti i pomeriggi a fare oratorio con circa 400 bambini, sentivo però che è più ciò che ricevi piuttosto quello che dai, ma stranamente ogni sera ripensando alle giornate trascorse mi rendevo conto che anche dare affetto, attenzioni, mostrare giochi costruttivi, condividere momenti di svago non è inutile.
Quest’anno invece in Mozambico l’esperienza è stata più intensa in quanto mi sono inserita nelle attività scolastiche potendo apportare un miglioramento per quanto riguarda le attività sportive. Abbiamo infatti attivato la pallavolo e il basket, attività che avranno continuità in quanto un professore del luogo tutte le mattine continua gli allenamenti: di questo ne sono fiera ed entusiasta!
Quando telefono a suor Apoline e mi dice che i ragazzi chiedono spesso di me e mi mandano i saluti, penso che tutto ciò che si fa, grande o piccolo, ha un valore e quindi la presenza dei volontari ha una grande importanza.
Quando torno lascio in Africa una piccola parte del mio cuore e spesso i ricordi mi riportano lì e allora mi rattristo un pò… Sorrido pensando a qualcosa accaduta durante la mia permanenza nel villaggio… Dicono si chiami “mal d’Africa”. Non so, io ho solo la sensazione che mi manca qualcosa, una sensazione inspiegabile…
Per queste esperienze ringrazio un mio carissimo amico che mi ha fatto conoscere il VIDES con la dolcissima suor Leonor che mi hanno fatto ricredere nelle mie capacità.
E adesso aspetto le mie vacanze per la mia prossima esperienza…”
Francesca Minì

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