Vita associativa

Un premio Nobel ci spiega perché siamo tutti esseri politici

Le elezioni europee si avvicinano e il premio Nobel per la Pace Adolfo Pérez Esquivel, 82 anni, lancia un appello per tutti i giovani elettori che hanno perso passione per la politica. West lo ha incontrato a Lucca, dove è stato invitato a parlare a una platea di studenti dalla Fondazione Banca del Monte e dal Fondo Documentazione Arturo Paoli.

“È necessaria la partecipazione: culturale, sociale, politica. Non abbiate paura della politica: siamo tutti esseri politici. Dobbiamo mirare al bene comune della società: questo significa fare politica”, ricorda l’attivista argentino, premiato col Nobel per la Pace nel 1980 per la sua opposizione alle dittature militari che insanguinarono il continente sudamericano.

“Ragazzi, riunitevi, formate un gruppo, informatevi sulle organizzazioni che lavorano su diversi temi, l’importante è condividere il lavoro. Dovete lavorare per arrivare a raggiungere una democrazia partecipativa”, raccomanda l’architetto e insegnante di Buenos Aires. Che, nonostante l’età, continua a sorvolare gli oceani per parlare di giustizia sociale e partecipazione politica e per lottare contro le ingiustizie nel sud del mondo insieme all’organizzazione Serpaj, Servicio Paz y Justicia, con cui si occupa di educazione e avviamento professionale dei giovani emarginati e di difesa delle comunità indigene, minacciate dai governi e dalle multinazionali. “Spero – si augura – che non dobbiate mai passare quello che abbiamo passato noi”.

Rapito, imprigionato e torturato, Esquivel decollò due volte sui voli della morte durante la dittatura militare in Argentina (1976-1983). Come altri 30mila oppositori, sarebbe stato gettato nel Rio del la Plata, allungando la lista dei desaparecidos, se una campagna internazionale non avesse impedito la sua sparizione con una telefonata dell’ultimo minuto al pilota dell’aereo: Esquivel doveva essere riportato a terra.

Allora lottava contro le dittature, per la libertà. Ma anche oggi, secondo lui, non mancano le battaglie politiche che possono appassionare i più giovani. “Viviamo in democrazie formali, ma dobbiamo stare molto attenti a quel che sta succedendo ora. Per noi è importante il rafforzamento democratico, ma di una democrazia partecipata, non delegata. Altrimenti ci troveremo sempre con governi che fanno quello che vogliono e non quello che devono”, ammonisce.

Non ci sta a lasciare spazio al disincanto e alla disaffezione per la politica. “Se le utopie non esistono, bisogna avere la capacità di inventarle. Che l’educazione ci stimoli, ci dia degli argomenti per sviluppare la coscienza critica e il riconoscimento dei valori” auspica.

Attivista politico più di tanti parlamentari, Esquivel non ha tuttavia mai preso parte a un partito. “La difesa dei diritti umani è un’azione politica. Non appartengo a un partito perché mi condizionerebbe nel mio lavoro, dovrei rispondere al partito, e io devo essere libero di poter agire senza condizionamenti. La politica fatta dai partiti è una ‘pizza’: ogni fetta è un partito, più grande o più piccola. Un partito è una porzione. È necessario però mantenere sempre la diversità, non l’uniformità dei partiti. Avere, insomma, una pizza con tanti gusti”. E il sistema proporzionale delle elezioni europee lo consente. Astensionismo permettendo.

Dal sito www.west-info.eu

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