Dal VIDES Spagna

13/09/12

Dal VIDES Spagna Valencia, Aragona, Navarra ci arriva la notizia relativa ai campi di volontariato che il gruppo ha portato avanti nel 2012 in HONDURAS, MÉXICO, GUINEA EQUATORIALE E MOZAMBICO
“Salve a tutti/e, vi comunichiamo con grande gioia che anche quest’anno e quest’estate sono trascorsi all’insegna della solidarietà internazionale!!!
21 tra volontari e volontarie hanno partecipato ai campi di volontariato che il VIDES Spagna Valencia ha preparato in Messico, Guinea Equatoriale e Mozambico, durante i mesi di luglio e agosto.
Le attività si sono rivolte principalmente all’infanzia e alla gioventù locale a rischio di esclusione sociale. Le attività implementate sono state principalmente educative e ludiche, avendo come guida e supporto le opere educative che l’Istituto Maria Ausiliatrice porta avanti nella Sierra Mixe (Messico), a Malabo (Guinea Equatoriale), a Namaacha e Moatize (Mozambico).
Oltre a questo gruppo di volontari, quest’anno una volontaria ha lavorato per 5 mesi nella zona della Sierra Mixe e un’altra nel mese di febbraio ha portato il suo contributo al progetto nutrizionale di VIDES in Tegucigalpa (Honduras).
NOTIAMO CON ESTREMA GIOIA CHE IL VOLONTARIATO NON CONOSCE CRISI!
UN GRAZIE DI CUORE A TUTTI I VOLONTARI”
E noi del VIDES Internazionale ringraziamo il VIDES Spagna Valencia, Aragona, Navarra per il costante impegno a favore dello sviluppo dei popoli e della formazione al volontariato.

Testimonianza di una volontaria VIDES spagnola in Africa (estate 2012)

Il Mozambico non sta in crisi, o si?
Maria ha 9 anni, è piccolina e pesa 22 chili. Cresceva lentamente e si pensava semplicemente che fosse minuta, però è da ormai due anni che ha scoperto avere un problema cardiaco. Questo mese di luglio è stata operata alla valvola mitralica nell’Istituto del cuore di Maputo, grazie all’intervento di medici, volontari, europei. Deve nutrirsi bene e stare attenta a prendere le pastigliette all’ora giusta. Questo mese è stata a Maputo, le Suore si sono prese cura di lei. Oggi farà il suo ritorno a Inharrime e starà presso l’orfanotrofio delle suore, dove vive insieme ad altri 100 bambini. Tutto l’anno ci lavorano dei volontari.
La madre di Rosa viveva a Macuacua, un paesino vicino a Namaacha. Una suora l’ha portata in macchina al centro sanitario più vicino. Là ha dato alla luce una bimba a cui è stato dato lo stesso nome della Suora. La bimba alla nascita è risultata positiva al test dell’HIV. I medici dissero che non sarebbe arrivata al quarto anno d’età, sua mamma morì presto. Allora la bimba iniziò a seguire la profilassi e ora sta molto meglio. Non è guarita, perché il virus non scompare, ma con le cure riesce a rimanere dormiente o latente e la bimba può così trascorrere una vita normale. Rosa oggi ha 8 anni e pesa solo 30 chili. È vivace, irrequieta, allegra e con una grande vitalità. Non va tanto bene a scuola, perché impaziente e non riesce a concentrarsi. Ora vive a Macuacua, vuole conoscere come trascorre la vita reale nel suo villaggio. Anche lei ha la sua “borsettina” per le medicine e non può dimenticarsela mai!
Sono queste le ultime due bambine che ho visto questo mese. L’HIV e le bambine senza papà sono una realtà quotidiana in Mozambico. Conosco casi in Spagna simili a quelli di Maria e Rosa, conosco bambini e adolescenti che vivono realtà ugualmente difficili in Europa. Sono semplicemente diverse storie. Avrei potuto dedicare questo mese a qualsiasi altra “causa giusta”, ma ho deciso di andare in Mozambico.
Si potrebbe parlare di mille differenze tra il Mozambico e la Spagna. Ve ne racconto qualcuna curiosa.
La strada, circa 3 Km, che percorriamo ogni giorno per andare alla “escolinha” aveva buche, tante buche. Sr. Emilia le conosceva e allora le evitava. Non ci sono marciapiedi, però c’è moltissima gente che cammina ai margini della strada. Si capisce perché quelli che vincono di più nell’atletica sono sempre corridori africani. Ci sono molti Gebreselassie là (Haile Gebreselassie atleta etiope, campione olimpico).
Non esistono bus che trasportano i bimbi a scuola. Tua mamma ti accompagna e se sei fortunato e la tua famiglia possiede una moto, vedi tre bambini insieme sulla sella, o arrivano con la macchina del vicino che porta a scuola tutto il quartiere. Se non hai il papà, hai i nonni o gli zii o si occupa di te un vicino. Ecco perché in Mozambico si dice che tutto il mondo è famiglia. I bimbi della escolinha pranzano, come in Spagna, solo che qui si da un piatto di riso con fagioli che tutti i bambini, dai 3 ai 5 anni, mangiano e finiscono da soli.
È difficile fare un puzzle. Quando lasci i pezzetti sul tavolo, ognuno ne prende più che può ed è difficile che li riportino indietro. Chi può fare un puzzle così? I titios, i maestri della escolinha, devono rifare a mano i pezzi mancanti per i loro alunni. Non c’è la fotocopiatrice a scuola e farle fuori è molto costoso. Non ci sono computer, neanche nell’ufficio del direttore. Questo mese di luglio è arrivata l’energia, la corrente elettrica e abbiamo potuto mettere un cartone animato per i bambini. Immaginate la loro faccia, nessuno respirava…

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12/10/11

dal_vides_spagna19Madrid, 17 agosto 2011 – Erano previste oltre 300 manifestazioni per la Giornata Mondiale della Gioventù 2011, e il Movimento Giovanile Salesiano lo ha festeggiato nella sua casa salesiana di Atocha, dove si sono radunati più di 10.000 giovani di tutto il mondo.
Noi ONG salesiane siamo state invitate a partecipare con alcuni stand per mostrare la nostra attività a tutti quei giovani arrivati fin lì, e per avere l’opportunità di conoscere i ragazzi provenienti dai paesi nei quali stavamo già lavorando direttamente.
E così abbiamo organizzato il nostro stand informativo: VIDES, MGS Italia, Madreselva, Giovani e Sviluppo, VIDES SUD, Solidarietà Don Bosco, Don Bosco Youth Net…
Il nostro stand VIDES, strategicamente posizionato accanto a quello del MGS, ha accolto numerosi visitatori di tutto il mondo. Ci sono stati incontri inaspettati e l’interesse di molti ragazzi è aumentato quando hanno saputo che “anche io posso unirmi al gruppo come volontario”.
Abbiamo potuto constatare quanto sia vera una cosa che diciamo spesso: “è davvero piccolo il mondo”. Ma la constatazione più bella è stata sentirsi in famiglia: l’allegria, la musica, la preghiera…i baci, gli abbracci e il saluto di chi arriva a casa, e sa che può chiacchierare e passare del tempo in compagnia dei suoi piacevoli amici.

Invitiamo tutti coloro che non hanno potuto visitare personalmente lo stand VIDES a farlo sul nostro sito, dove capirete che i sogni son desideri, ma alcuni si possono realizzare… con l’aiuto degli altri.

Lo stand VIDES

Lo stand VIDES

L'inaspettata visita del VIDES Slovenia

L’inaspettata visita del VIDES Slovenia

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15/06/11

Come ogni anno VIDES Spagna organizza nei mesi di luglio, agosto e settembre i campi di volontariato internazionali.
La formazione è imprescindibile per partecipare nei campi di volontariato e il percorso formativo si realizza da novembre a giugno.
Quest’anno siamo ormai alla fine del percorso e i gruppi sono già stati organizzati per il lavoro nei diversi campi di volontariato.
Otto fra volontari e volontarie andranno in Messico nei villaggi (rancherìas) della Sierra Mixe, nello Stato di Oaxaca, nei mesi da giugno ad agosto.
Dodici volontarie/i partono per il Mozambico, per le città di Moatize, Infulene e Namaacha, dove realizzeranno la loro attività di volontariato nei mesi di luglio ed agosto.
Una volontaria partirà per l’Honduras nei mesi di agosto e settembre per collaborare alla realizzazione di un progetto alimentare che VIDES Spagna sta portando avanti nelle città di Tegucigalpa e Ojojona.
…LE EMOZIONI SONO GRANDI, SIAMO TUTTI ENTUSIASTI PER LA PARTENZA!!!

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01/02/11

Il 14 dicembre scorso al centro sociale “Virgen de los Reyes”, il Municipio di Sevilla, attraverso l’area del Benessere e dell’Uguaglianza sociale, ha riconosciuto il lavoro di volontaria che suor Pilar Álvarez sta realizzando. Da diversi anni, infatti, suor Pilar dà lezioni di spagnolo per gli immigrati e fa sentire loro la sua amicizia accogliente che sa aspettarli e che è disponibile in diverse ore, sia di inverno che d’estate.
Per motivi di salute suor Pilar non è potuta essere presente all’atto di consegna del riconoscimento, ed è stata rappresentata dalla presidente del Vides Sud, Loli Ruiz che ha ritirato il premio a suo nome. Con lei, altri 20 volontari hanno ricevuto lo stesso riconoscimento, ognuno con una storia bella di impegno e solidarietà.
Subito dopo Loli e le sorelle che erano presenti, si sono recate nella casa di suor Pilar per consegnarle personalmente il premio.

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01/12/10

Dal VIDES Spagna Barcellona – Valencia condividono l’inizio del percorso formativo per i volontari internazionali 2011.
Auguriamo a tutti loro il buon esito della formazione e dell’esperienza dei futuri volontari internazionali.
Ci rallegriamo insieme al gruppo VIDES Spagna e ci sentiamo uniti in questo cammino che intraprenderemo a brevissimo (il 21 novembre) anche noi del VIDES Internazionale e del VIDES Italia.

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17/06/09

Dal VIDES Barcellona – Valencia ci condividono questa bellissima e significativa testimonianza di una Figlia di Maria Ausiliatrice, salesiana felice di condividere la vita con chi si incontra in situazione di bisogno, di povertà estrema.

dal_vides_spagna12“Los documentales no valen, hay que sentir los huesos del niño hambriento entre los brazos”
Entrevista a Nieves Crespo, hermana salesiana en Etiopía

Ella sabe que los logaritmos pueden esperar, que a la vuelta de África, siempre habrá una pizarra donde revelar complicada matemática a alumnos de estómago satisfecho. Mientras tanto, la suerte de Nieves Crespo (Madrid 1969) está echada al borde del desierto, junto a los últimos de la tierra. En el abrazo a los más desprotegidos, Jesús se le ha manifestado con una fuerza desconocida.

Nieves es feliz en Zway, la misión que las salesianas tienen a dos horas al sur de Addis Abeba. Tras seis años de docencia en España, partió para allí. Cuando aterrizó en el 2002, más de 10.000 adultos y niños llamaban a las puertas de su hogar salesiano huyendo de una hambruna atroz. La falta de lluvias traía muerte. El milagro obró y la fe de Nieves pasó su prueba de fuego. Ya no quiere dejar aquel mundo, aquel milagro que se consuma cada día, de una vida siempre renacida, de una acción de gracias siempre inacabada.

Con brillante carrera en ciencias exactas tenía un prometedor futuro de docente, pero ella prefirió vivir al límite, pulsando a cada instante ese milagro sostenido, constatando permanentemente la presencia salvífica de Dios.

Rumbo a ese milagro se pondrá en camino el próximo octubre la caravana sintergética de sanación. Profesionales de la medicina acamparán en los pagos de la misión y se pondrán a las órdenes de las cinco hermanas que la regentan, para colaborar en el alivio de estómagos y consuelo de los cuerpos.

Nieves ha debido volver a Madrid por temas familiares. La buscamos en medio de su gran ciudad, familiar y extraña al mismo tiempo, en la que no se termina de ubicar. En el jardín del Plantío escruta los cielos, como si buscara un avión que la lleve de nuevo a las sabanas del compromiso. Mientras aguarda un vuelo que no termina de llegar, le acercamos grabadora. Fular al cuello, vaqueros y deportivas, su austeridad cuestiona lo superfluo. La vida se le ha escapado ya varias veces entre los brazos y por eso sabe bien que cuanto nos sobra, ha de ser invertido en garantizar otras vidas amenazadas.

Habla de África y vibra el gozo en sus palabras…

¿Por qué África?
Es una suerte poder trabajar allí con los más pobres, compartir la vida con gente que está al límite y de la que siempre estás aprendiendo. Pedí ir a África y me tocó Etiopía. No solicité ir a Etiopía, pero Etiopía me ha cambiado.

¿Qué aprendes de la gente que está al límite?
A relativizar prácticamente todo. He tenido niños moribundos en mis brazos cuyas vidas dependían de lo que en ese instante pudiera hacer.

Llegué en Junio del 2002. Ese año fue de sequía, como la del famoso 1984. Aún recuerdo una mujer, Fatuma, que alcanzó la misión con un niño moribundo entre sus brazos. Yo, ingenua, le pregunté que cómo había esperado tanto y ella me respondió que ya había enterrado a sus otros tres hijos. Ver tanta gente al borde de la muerte, cuya vida dependía de nuestra ayuda, me descolocó totalmente en mi escala de valores.

¿Qué te ha enseñado Etiopía?
Todos los días aprendo. Estamos mucho con los niños, las mujeres y las adolescentes que a los 14 años se convierten en la esposa del hombre que le asigna su familia. Hace falta tiempo y humildad para entrar en ese mundo tan diferente.

Del pueblo etíope lo que más he aprendido ha sido la sonrisa. He descubierto que la gente sin nada, vive constantemente una situación extrema y no por ello hace una tragedia. Desembarqué cuando la hambruna. Venía de Madrid donde llevaba seis años dando clase y el choque fue brutal. Fue llegar a una realidad que te vapulea. La amenaza de muerte se cernía a causa de una simple desnutrición.

¿Tiene esperanza Etiopía y África? ¿Hay amanecer?
Sí, sí la hay. Si no, no estaría allí. Hay pequeños amaneceres, pero no hay un interés serio “de los grandes” para que cambie la situación.

Por mi parte, vivo esa esperanza en niños, en poblados concretos… Vivo esa esperanza en las vidas que van cambiando, al margen de las grandes instituciones, en los chavales que se atreven a soñar con un futuro más prometedor.

¿No te embarga una suerte de impotencia ante todo lo que resta por hacer…?
Hasta que llevaba más de un año allí, no me dio tiempo a observar esa impotencia. Al aterrizar en medio de aquella urgencia, no dio ocasión a plantearse qué hacer, porque supimos desde el primer momento que nuestro deber era abrir las puertas. Aquello supuso diez mil personas comiendo cada día. De los cien que alimentábamos en un comienzo pasamos a doscientos, después a quinientos…, hasta llegar a los diez mil.

La impotencia vino después con la reflexión de que, por poquito que se moviesen los que de verdad se debían mover, mucha realidad hubiera cambiado. Con la implicación verdadera de la gente que mueve hilos, se abriría otro futuro.

De profesora a enfermera…
En un momento de hambruna generalizada éramos el único punto de ayuda en doscientos kilómetros a la redonda. En aquellos días viví una crisis personal. Se me hacía muy duro tener que elegir quién comía. Nosotras salíamos fuera y veíamos a las madres y niños desnutridos y les preparábamos un carnet con una foto. De esa forma teníamos un control de quien comía. Era la única forma, pues si no aquello nos hubiera desbordado.

¿Qué se siente a la noche, agotada, tras dar de comer a 10.000 personas?
A la noche me venía a la memoria la salida del mediodía. Teníamos que ir fuera a elegir a los cien nuevos a los que se les hacía el carnet. Cuando elegía a esos, sabía que, muy probablemente, los que no elegía se iban a morir. Me asaltaban a la mente los rostros de niños y me preguntaba: “¿Este niño seguirá vivo?”, “¿Este niño que no hemos podido coger, qué habrá sido de él?”

¿Junto con ese dolor, la satisfacción de la gente salvada?
Sin duda. Además de dar de comer, iniciamos un hospital de campaña a partir de un pequeño curso que nos dio UNICEF. Nos dieron dos tiendas de lona y empezamos nosotras a poner las primeras sondas gástricas con una enfermera. Cuando ves a niños, que se han estado debatiendo entre la vida y la muerte en ese hospital de campaña y que finalmente salen adelante, sientes una satisfacción enorme. A niños de ese año de hambruna, les hemos ofrecido un futuro y ahora están en segundo de primaria. Hemos hecho simplemente lo que había que hacer en esa situación límite y eso nos llena de satisfacción.

¿Qué ves a través de la sonrisa de esos niños a los que les habéis devuelto la vida?
Tanto a través de la sonrisa, como del sufrimiento, veo a Dios. No puedes ver otra cosa. El pueblo etíope es super acogedor. Hay una gran sencillez y pureza. Ellos te dicen: “Egziabier Estelin”, que quiere decir : “Gracias y que Dios te bendiga”.

Todos los día, repartimos un pan (“fafa”, compuesto de harina vitaminizada) que hacemos en el horno para los niños de la escuela. Me impresiona cuando dicen “Galatoma, Amesegenalo, Egziabier Estelin”, Un día me vi a mí misma cayéndoseme las lágrimas. No estaba acostumbrada a que un niño me bendijera por un trozo de pan.

¿Vuestra misión debe estar sobrebendecida entonces…?
Sí, creo que sí… Cuando estamos con los más pobres, Dios nos bendice. Dios está con los últimos. Para que te hagas una idea… Cuando llegué en el 2002 con la hambruna, se hacía preciso realizar cambios en la organización, adquirir nuevos materiales, grandes cazuelas… para poder hacer frente a la situación. No teníamos un proyecto económico. Hicimos frente a la emergencia con el único dinero que nos enviaba la gente que nos conocía. No faltó ni un solo día para comer.

Después de todo aquello, la escuela ha crecido mucho. Ahora tenemos a 2.500 chavales.

¿La fuerza para mantenerse allí, viene también de Dios?
Evidentemente. Yo fui allí para encontrarme con Dios y con Jesús. En la situación que vivimos, eso no resulta difícil. Coger a los niños harapientos, a los últimos de la tierra y llevármelos a los brazos, no me representa ningún esfuerzo. Todo lo contrario. Para mí es un regalo poder encontrarme con Dios en esa situación límite a través de los niños. He visto a agnósticos que han cambiado después de estar allí…

Hemos visto verdaderos milagros de niños que, una vez curados, se les ve sonreír, milagros que no son posibles sólo desde la bondad del hombre.

¿Enseñar logaritmos o servir “fafa” a la masa hambrienta?
Abrazar a la masa. La gente que me conoce ya sabe bien por dónde respiro… Mejor no me den a elegir. Yo antes de salir para allí, daba clases de matemáticas y programación. No tiene nada que ver. Aquí también puedes encontrar a Dios. Como salesianas tenemos nuestra una educativa muy importante…

Es cierto lo que se dice de que hay otras pobrezas en la gente, pero la verdad es que yo aquello no lo cambio por nada. Abrazar a Jesús en el pobre es algo especial. Con muy poquito, estamos allí salvando y cambiando vidas concretas.

¿Algún caso en particular?
Recuerdo a un chaval, Birhano, cuyos dos hermanos se estaban muriendo. Estaban incluidos en el programa de nutrición. A su madre le dimos trabajo preparando la “fafa”. A él le instruimos durante tres años en informática. Hoy en día, está trabajando en Addis Abeda. Tiene una posición honrada y tanto él como su familia se permiten el soñar con un futuro diferente.

¿La adopción es ayuda?
Es ayuda cuando no queda otra. Si el niño no va a tener nunca la posibilidad de crecer en un entorno familiar, de desarrollarse con cariño, bendito sea Dios, que permite que ese niño crezca en otro hogar donde le quieran.

¿Hay renuncia en tu opción?
Si gozas con lo que haces no hay renuncia al dejar lo demás. No hay mucha gente dispuesta a vivir allí y sin embargo con muy poquito se puede hacer mucho bien.

¿Es imprescindible tener fe para permanecer en el corazón de la miseria?
Yo creo que sí. Llámale la fe que quieras, pero la fe en Dios has de tenerla, si no… Una persona sin fe allí, yo no sé a qué se agarraría. De hecho, no he conocido allí gente trabajando que no tuviese sus creencias y no digo necesariamente una creencia católica.

¿Flaquea en algún momento esa fe?
En algún momento puede flaquear, pero es mucho más importante la fuerza del seguir adelante, de seguir luchando y cambiar aquello. En verdad tropezamos con situaciones muy límites. Me acuerdo de un domingo que veníamos de celebrar la Pascua de Resurrección, cuando me acerqué a un niño moribundo en el hospital de campaña. Fue el primer niño que expiró en mis brazos por desnutrición. La desnutrición, al complicarse con una neumonía o una malaria, se convierte en enfermedad mortal…

La Resurrección se manifestaba extrañamente aquel domingo, misterio de una muerte evitable.

¿Pero no te puedes quedar con eso, no?
Efectivamente. Has de reparar en el 99 % que se han salvado y no en el uno que se ha ido. Hay hechos como éste que lo vives desde la fe o realmente te destrozan. Yo no sé si sería capaz de estar en Etiopía sin fe. De hecho la fe es la que me ha empujado hasta allí.

El ver cambios tan radicales allí, constatan la presencia de Dios. Con el tiempo observas la realidad cada vez más con los ojos de la fe. Comienzas a ver los hechos, no como casualidad, sino como parte de un plan de Dios.

¿Te sientes en las manos de Dios?
Es que no puedes estar en otra parte y eso te cambia la vida. Cuando nos alcanza una comprensión desde la fe, cuando ves los acontecimientos desde la perspectiva del plan de Dios, las cosas las enfocas de otra forma. Los problemas dejan de ser una carga.

¿Qué puede hacer el Norte por el Sur, España por Etiopía…, qué podemos hacer nosotros por Zway?
Ya se está haciendo, pero hay que reconocer la realidad para que la realidad te toque. No sirven los documentales. Hay que sentir los huesos del niño hambriento que coges entre tus brazos. Toda persona que toma contacto directo con aquella realidad se compromete después de una u otra forma. Una vez tocado ese mundo, ya no somos los mismos. Aquí estamos muy ocupados y estamos en otra honda. Yo creo en la generosidad de la gente, pero la gente anda despistada.

No es sólo cuestión de colaborar. Son muy importantes las donaciones, apadrinamientos…, pero hay que dejarse tocar por aquella situación extrema.

Koldo Aldai

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07/06/07

Movida, porque los socios de Navarra y Aragón después de todo un día de “curro” se pusieron en camino , era viernes y las …y tantas, cuando llegaban a Valencia, ¡la hora no importa!, la acogida de las dos comunidades de salesianas y de los voluntarios de Valencia supera con creces el cansancio acumulado. Caras nuevas, encuentro ilusiones por estrenar y por hacer realidad, era el tono que reinaba entre las participantes.
El sábado, día intenso, dos asambleas. La ordinaria como mandan los estatutos para la aprobación de las memorias económicas de actividades y del presupuesto Se aprueba sin problemas.
Los de Valencia se encargaron de la intendencia, carpetas, planos de la ciudad, recuerdos y…una espléndida y sabrosa paella que bien merecía fotografiar para llevar el recuerdo a las delegaciones. Terminamos la comida con una copita de “pacharan casero” detalle de las Navarras.
Comenzamos la asamblea extraordinaria después de un rato muy agradable de convivencia. En está las votaciones para cubrir las vacantes de la junta, los nuevos miembros agraciados son: Manolo Millán de Navarra, Carmina Bailo de Aragón, Ana Mendieta de Valencia.
¡Ya estamos todos!, ahora las votaciones para el cargo a la presidencia. Una vez mas en las votaciones no hay disparidad, Blanca Polo sale presidenta por unanimidad. ¡enhorabuena!, ¡Animo! y el compromiso de trabajar laicos –salesianas unidos por un mismo fin;:
“ Trabajar en equipo por un desarrollo integral de la población mas desfavorecida y de los países menos desarrollados”
Un respiro y…. continuamos.
La asamblea debe aprobar el Reglamento de Régimen Interno, elaborado por la junta directiva con la participación de las delegaciones. Éste como se indica en el art. 15 de los estatutos es un documento vinculante
Paquita Palma nos da una breve explicación histórica de la elaboración de los mismos, haciendo especial mención al artículo 13 señala:
“Cuando se elaboraron los estatutos no se consideró oportuno alusión alguna a las FMA, pero todas y todos los firmantes estaban de acuerdo que en el RRI se contemplaría la presencia de las salesianas”.
Ahora tampoco había ninguna duda al respecto y ningún problema en aprobar en su totalidad los reglamentos, es más, se escucho alguna frase como está:
“No solo es importante que se contemple la presencia de las salesianas sino que sin ellas la asociación no sería lo que es y lo que creemos que debe ser”.
En el último punto la asamblea dio el visto bueno para que se comience la tramitación de solicitud para que VIDES sea una asociación declarada de Utilidad Publica.
¡No esta mal todo lo que se trabajó! ¿verdad?
Terminamos la asamblea con las correspondientes fotos recuerdo y continuo la convivencia hasta altas horas de la noche con un paseo nocturno por la ciudad de las artes y de las ciencias y para los que tuvieron mas suerte, algunos de Aragón que gozaban de un día mas de fiesta pudieron disfrutar del maravilloso ambiente del puerto con la copa de AMERICA’S CUP.

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07/06/06

dal_vides_spagna3Durante toda la mañana de este día primaveral, en el que Sevilla huele a azahar y con los ecos del pregón de Semana Santa que hoy se vive en esta ciudad, hemos tenido nuestra reunión de formación de voluntarios y Voluntarias VIDESSUR.

Oración. Hemos rezado con la carta de una misionera del Paraguay, de isla margarita, que se ha recibido en la sede en estos días
TEMA DE FORMACIÓN. “Una ética de la SOLIDARIDAD desde una ética de la justicia planetaria”. Lo hemos tratado valiéndonos del:
– El video de la encíclica de Juan Pablo II: Sollicitudo rei sociales. Tras verlo, lo comentamos y aunque presentaba la visión del mundo desde los años 1967 a 1987, vemos que casi veinte años más tarde sigue el abismo entre el norte y el sur, aunque hayan caído los antiguos bloques este-oeste.
– Lectura del documento “Desde una ética de la justicia planetaria”
– PRESENTACIÓN DEL CAMPO DE TRABAJO DE JUNÍN DE LOS ANDES (ARGENTINA) Maite Arabolaza y Fatima Zarco, nos presentan lo que ya van sabiendo de la realidad a la que irán, si Dios quiere en julio-agosto de este verano 2006.
Nos han dado toda una lección de geografía e interculturalidad muy interesante y constructiva, sobre todo cuando nos han presentado lo que han podido averiguar de los Mapuches.
Rocío Delgado y Reme Vecino que irán a Uruguay, a Treinta y tres, ya nos enviarán por e-mail algunas noticias de lo que vayan averiguando.
Para el campo de trabajo VIDESSUR – Almería (8 al 18 de julio 2006), ya hay algunas personas que lo han solicitado y sigue abierta la inscripción.
Vemos que el 20 de mayo, día de la reunión de animadores (CIP en Andalucía) sería un buen momento para hacer el envío misionero de las voluntarias. Se le pedirá al ADMA de la casa de Nervión poder tener esta posibilidad, puesto que es día de novena y también se verá con la coordinadora inspectorial de pastoral, Nieves Revoso.
Se recuerda que para el mes de agosto, podría ir un voluntario/a a Almería a la casa hogar. Los interesados/as decírselo a Loli Ruiz.
Damos por finalizada la formación mensual conjunta de todos. Ahora en mayo y junio se verán los distintos grupos de cara al verano para organizar la marcha de sus campos de trabajo.

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