Da Duna, volontaria nella Rep. Dem. del Congo

19/04/12

volontari30_1Le bambine che ci sono nella Maison Laura, non piangono quasi mai e lo hanno
notato anche altre persone che sono passate di qui.
Ad esempio ieri Giulia è caduta davanti ai miei occhi…
È inciampata su un cordolo di cemento mentre correva.
Mi domando come non stiano sempre per terra anche solo camminando con quelle ciabatte, in mezzo all’erba, per le scale disconnesse, tra sassi e buche…
Io quando l’ho vista volare e ricadere malamente per terra non ho potuto trattenere un grido di paura che si fosse fatta davvero male…

Non sono una che si spaventa, di cadute ne ho fatte a miriadi e le mie ginocchia segnate, ancora oggi, le raccontano tutte, di bambini ne ho visti cadere tanti nei miei vari lavori e lavoretti di educatrice e baby sitter…
Ma il grido é la prima reazione spontanea e incontrollabile…
Quando era per terra…
Mi sono avvicinata piano piano e c’era qualcosa di strano…
Quasi da farmi paura…
Non piangeva. Si non piangeva…
Che strano! Che strano per noi che sentiamo le urla dei nostri bambini per un nonnulla. L’ho guardata stupita aveva un viso sofferente, si toccava la gamba, il suo corpo era contratto e si raggomitolava su se stessa.
Sicuramente provava dolore, era evidente del resto é umana anche lei, ma non si disperava…
Prima di arrivare da noi, la miseria per lei, come per le altre era routine.
Pensandoci bene c’era una presenza silenziosa della tragedia, nella loro vita e a volte della morte diventa condizione di vita.
Allora forse é questa quotidianità della tragedia che le prepara a non piangere.

Anche a questo ci si abitua purtroppo.
Si dice che la percezione del dolore sia qualcosa del tutto personale e diversa in ognuno noi. Insomma ognuno soffre quanto e come vuole.
La nostra personalità, ma soprattutto le nostre esperienze giocano ruoli importanti in questa partita e cambiano le sorti del risultato.
La soglia del dolore si alza o si abbassa.
E la sopportazione del dolore cambia.
E io credo che nelle nostre bambine sia proprio così.
Oltre ad avere una soglia alta lo sopportano bene.
Voglio dire che lo gestiscono bene perché lo conoscono, lo riconoscono, hanno confidenza con lui… E… Soprattutto… Non sarà per sempre…
Questa é una cosa bellissima.
La differenza con i nostri bambini penso che stia anche qui.
In loro c’é la speranza che finirà.
Il dolore è passeggero e di questo, come alcuni adulti, ne hanno consapevolezza.
È la loro storia di vita che glielo fa pensare e sperare.
Sono bambine strappate alla strada, alla violenza, ai soprusi, alla fame, spesso alla morte e hanno avuto la fortuna di essere viste e portate in un luogo protetto dove sono accudite e si sentono rispettate, e amate.

E allora quando si fanno male o litigano tra di loro non si disperano come fosse la sofferenza più grande della loro vita come fosse qualcosa da sopportare in eterno.
Hanno una forte esperienza sulla fine della sofferenza e allora… Magari piangono…
Ma si lasciano consolare e fiduciose aspettano che passi.

Una delle cose che ogni volta che me le raccontano mi emoziona e mi toglie le
parole di bocca è l’arrivo delle bambine alla Maison Laura.
Entrano e giusto il tempo che capiscono dove si trovano…
Guardano il cielo, ringraziano Dio di avere un nido e saltano in braccio alla suora che ce le ha portate.
Allora un futuro diverso è possibile…
Allora il dolore passa…

In effetti non si può soffrire per sempre.