Da Silvia Pepe, volontaria in Argentina

26/11/09

Mondo, continente, nazione, regione, capitale, provincia, città, BARRIO!!
È proprio qui che ho scelto di passare 30 giorni della mia estate…nel barrio 22 de Enero.
È cominciato tutto nel mese di Gennaio, quando dopo una svariata serie di coincidenze ho deciso di iniziare a partecipare agli incontri di volontariato presso l’associazione VIDES.
Da Gennaio fino al giorno della mia partenza è stato un periodo molto intenso, fatto di lavoro (per potermi permettere di pagare il viaggio), insegnamenti per poter essere una volontaria preparata, incontri per condividere quello che mi stava succedendo, conoscenze speciali, una in particolare, Silvia, che mi ha accompagnata in questa meravigliosa avventura, un’amica!!
E adesso eccomi qua, ad avere la fortuna ed il privilegio di poter raccontare almeno in parte, perché non è facile come potrebbe sembrare, la mia fantastica esperienza.
Inizialmente devo ammetterlo le paure erano tante, a cominciare dal fatto che mi sarei dovuta spostare dall’altra parte del mondo, lontana da tutto e da tutti, in una situazione che non era rosea neanche dal punto di vista della salute (agripe A), in un luogo che non conoscevo minimamente né dal punto di vista della geografia, della lingua, né tantomeno delle persone che vi abitavano. Chi mi avrebbe accolto? Cosa avrei dovuto fare? Sarei stata in grado di affrontare tutto questo da sola? Queste erano alcune delle principali domande che assillavano la mia mente, ma adesso dopo un mese ho capito anche questo…non si è mai soli!!
Proprio così, nonostante non mi trovassi a “casa mia”, a partire dall’accoglienza non mi è stato mai fatto mancare niente!Anzi, mi è stato dato molto di più! Mi sono sentita parte di una comunità, che grazie ai principi sui quali si fonda, e soprattutto all’AMORE rimane uguale in qualsiasi parte del modo tu ti possa trovare. Mi sono sentita figlia, sorella, nipote, cugina, di una famiglia che adesso sento mia, la mia famiglia argentina!
Ho avuto la fortuna di poter conoscere una ragazza incinta al mio arrivo, e il frutto della sua gravidanza prima di ritornare! Che meraviglia! E infine come non poter citare l’emozione nel poter compiere il ruolo di educatrice anche li, proprio li, con quei bambini che nonostante tutto ciò che li circonda riescono spontaneamente con la loro semplicità a donarti più di quanto tu doni a loro! Con un sorriso, un gesto, un abbraccio, trasmettono felicità, entusiasmo, gioia nel vivere la vita, la loro vita, una vita che non ha prezzo, ma ha valore proprio perché gli è stata donata liberamente con amore!
In questo mese credo di aver avuto una possibilità unica, quella di poter scoprire, apprezzare ed amare un popolo con le sue tradizioni e la sua cultura.
Sono tante le cose che mi hanno colpito, a partire dalla famiglia, numerosissima! Composta e sostenuta soprattutto da donne, mamme che ammiro per quello che fanno, ma soprattutto per come lo fanno, con amore! Colpita dall’unità che si crea tra fratelli, che si aiutano l’un l’altro con molta attenzione. Da come in una famiglia si è sempre pronti ad accogliere un nuovo membro, una nuova vita che nasce! Da come un uomo faccia di tutto per poter trovare un lavoro, anche se precario, anche se non corrisponde alle sue aspettative, per poter vivere e dare tutto quello che può ai suoi figli.
L’importanza che si da al cibo, alla nutrizione, per essere sani e non ammalarsi, al pensare di non sprecarlo perché è un dono! Perché crea armonia, festa, unità nel compartirlo! Un evento molto importante che avviene con regolarità e che mi ha segnato particolarmente è il merendero, un aiuto per tutti quei bambini che con le loro tazze tenendosi per mano vengono in oratorio per poterne beneficiare, è un pasto assicurato! Ed il ropero che da la possibilità a tutti di poter comprare vestiti a poco prezzo, importante soprattutto durante il periodo invernale, perché il freddo si fa sentire!
E sempre per restare nel tema della condivisione, una delle tradizioni che più ammiro e che mi rimarrà sempre nel cuore è il “tomar mate”, un rito che credo sia degno di essere conosciuto in tutto il mondo! Non solo perché è buono, ma anche perché rappresenta un capo saldo della tradizione argentina, il saper condividere anche con un gesto così semplice e quotidiano!
Sorrido nel pensare al 20 Luglio o al 9 Agosto, giorni speciali che ho avuto la fortuna ed il piacere di poter festeggiare, perché dovete sapere che in Italia non esistono queste feste…il “dia del amigo”, il “dia del nino”! Tutto questo mi fa capire quanto il vostro popolo dia importanza alla persona in sé! Davvero ammirevole!
Nonostante tutte le difficoltà che implica vivere nel barrio, mi stupisco ancora adesso nell’aver percepito una fede forte, sana e libera in tutte le persone che ho conosciuto, una fede palpabile nella quotidianità, una fede che si trasforma in un motore e da la carica per affrontare tutto! Questo grazie anche e soprattutto alle splendide e coraggiosissime suore che hanno deciso di vivere lì, in mezzo alla gente, in missione, senza chiedere nulla di più, ma alimentandosi solo con il cercare di migliorare ed aiutare il popolo! Ed anche ai preti che contribuiscono nel portare avanti la comunità.
E poi…il ballo! Tipico del folclore argentino, incantevole da poter osservare negli adulti, in coloro che ne fanno un mestiere, ma ancora più bello con i ragazzi perché unisce sempre e comunque, è stato l’accesso, il punto sensibile per arrivare a loro, per coinvolgerli, farli sognare, divertire, e per poter costruire insieme un momento di gioia che seppur breve e semplice ci ha donato tanto.
Purtroppo durante la mia permanenza è venuta a mancare una persona speciale per la comunità, “Chinguì”. Nonostante io non lo conoscessi, l’importanza e la devozione con cui la gente lo ha ricordato mi ha resa partecipe al dolore di quell’evento, lasciandomi senza parole nel vedere come l’intera comunità ha accolto e si è stretta intorno a quest’uomo e alla sua famiglia.
E così mi sono ritrovata in poco tempo (30 giorni), a poter assistere a due eventi: la nascita e la morte, quegli eventi che non si possono scegliere ma che aprono e chiudono inevitabilmente la nostra vita. E allora la domanda che mi sento di fare è: come scelgo io di vivere la mia vita? Credo che questa esperienza abbia dato un gran contributo alla mia risposta… GRAZIE.

Silvia Pepe