Pattaro Chiara – ANGOLA – Luanda

chiara2

[mks_separator style=”dashed” height=”4″]

28/12/05

Sono qui nella mia Lixeira, ma già non sono più io questa qui… non me ne rendo veramente conto ma ogni passo che compio ho la certezza assoluta, mai avuta prima, di stare veramente crescendo. Tutto nella maniera più naturale, senza difficoltà.
Quando comincio a farmi troppe domande sono già entrata in crisi e penso, penso e penso veramente troppo. Per fermarmi, guardare il cielo, fare un respiro e capire che tutto quello di cui ho bisogno é già dentro di me e senza troppi perché… e ricevo occhi, sorrisi, sguardi che solo in questo mondo ho imparato a gustare così.
Banali, sono parole banali in Italia.
Quando sentivo queste descrizioni mi ripetevo nella testa “ma vuoi vedere che in Africa non parlano, mi devo fermare solo ai gesti”?
In Africa, o per lo meno nella mia Angola, le persone ti giocano (io li adoro!) e tu devi imparare a venderti con amore e li tocchi dentro, quegli occhi sono lampadine, scuri e bianchi su sfondo nero, si accendono di gioia a volte solo per essere voluti bene.
É bastante.

Cosa faccio qua… sono professoressa d’arte.
Non me lo spiego neanch’io come sia arrivata a questa professione ma ci sono e mi ci trovo bene. Ho cominciato con un seminario per professori di due settimane, la terza conclusiva sarà alla fine di gennaio.
Per due pomeriggi e quattro serate mi occupo della formazione, di tre classi, di animatori dell’oratorio, tra tre mesi dovrò seguirli nello stage.
Il tempo che mi rimane organizzo cose varie, corsi di presepe (d’argilla, di mosaico…), pitture, murales… lavori al CIC (Centro Infantile Comunitario) punto di passaggio tra strada e casa famiglia.
Voglio progettare altre attività per metà gennaio con l’arrivo del nuovo direttore (Tirso e Augustino se ne andranno).
Si, é l’unica cosa che mi pesa ma ho imparato che qui, io devo propormi, decidere e con determinazione chiedere, non é nel mio stile, mi costa veramente tanto…
Ti lascio con questo racconto per augurarti buone feste, in ritardo (a te, a Mariagrazia e a tutta la tribù VIDES)!

Natale al CIC
Eravamo lì, seduti in cerchio, e io scorrevo quelle facce una a una. Mio Dio, stupendi!!
I miei, loro non lo sanno del tutto, ragazzi! Non riuscivo più a trattenere le lacrime, ho fatto un respirone e le ho ingoiate tutte.
Sono una trentina tra i 17 e i 22 anni, troppo vecchi per un recupero.
Fumano, bevono e si fanno di gasolina.
Zé é forse il più normale, ma si é bruciato qualche valvola, così parla da solo e fa discorsi strani. Le prime volte io, la tonta, gli chiedevo spiegazioni, del tipo hai bisogno di che?, cos’hai detto? E lui le richiedeva a me così ho cominciato a capire!
Amarelo (soprannome da me scelto…), é un pò perso, lavora bene e io lo incoraggio, si alza per ammirare il suo lavoro da lontano e sorride da solo (non può immaginare cosa mi sta regalando). L’ultima volta era un po’ su di giri.
Alle prime, normali, malechiacchere dei compagni si arrabbia e comincia a tirare ciò che si trova in mano, che fortuna che non c’era la forbice!… a Natale non c’era.
Camicia Nera (l’unico indumento che conosce) non parla molto ma é potente, tutti lo ascoltano. Ha il viso piccolo e dei lineamenti dolci: é proprio bello!
Sono sensibili con tanto bisogno d’affetto. Senza vergogna cantano canzoni stonate, completamente drogati recitano frasi del tipo “miei fratelli non rovinate il Natale con l’alcool” o barcollando “oggi é Natale é nato il bambino Gesù”…
…bhè, fanno sorridere… hanno tanta umanità.