Risonanze da Gozzi Gian Luca – BRASILE

gianluca

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29/05/06

L’ESEMPIO DEI RAGAZZI
Ultimamente sono rimasto molto colpito ed ammirato dallo stile di vita di molti giovani educatori del centro. Passati i primi mesi di adattamento, di imbarazzo e di difficoltà linguistiche, le discussioni di ogni giorno con il personale che lavora nei vari nuclei dell’entità si è fatto sempre più intimo e un cosa in particolare mi ha colpito e portato a riflettere: è palese che la struttura stessa della societá impedisce al povero di uscire dalla propria condizione di marginalitá, per l’assenza del minimo aiuto istituzionale che possa rispondere alle esigenze anche più elementari.
La maggior parte dei ragazzi del Centro Comunitario Oscar Romero si sono o si stanno aggrappando all’unica possibilitá che hanno per rompere questo circolo vizioso di povertá e poter così garantire per sé e la propria famiglia migliori condizioni di vita.
Ho così scoperto che molti educatori, più e meno giovani, stanno frequentando l’università o l’hanno frequentata durante il lavoro nel Centro. Di certo il contatto con la realtá del lavoratore universitario non è stata per me una novitá, anche se non ho potuto mai vivere in prima persona tale condizione, per la fortuna di aver avuto una famiglia che abbia provveduto per i miei studi. Quello che qui mi ha colpito, è stato il ritmo di vita degli operatori del centro: ragazzi di 18-20 (ma anche donne già sposate e con una famiglia da seguire) che lavorano per 8 ore al giorno, per poi andare in facoltà fino alle 23, ritornare a casa per mezzanotte e ricominciare tutto di nuovo il giorno seguente. Questi tempi di lavoro e studio obbligano poi a dover sacrificare il fine settimana per lo studio e la preparazione delle attività periodiche.
Queste persone mi hanno fatto riflettere molto su quanto spesso mi rifiuto di compiere un lavoro o di aiutare chi mi chiede un favore, barricandomi dietro la frase del tipo “Non ho tempo”. Solo ora mi rendo conto di quante volte ho detto e sentito questa frase, usata in modo improprio per giustificare la propria pigrizia, per poi perdere veramente tempo in cose futili. Grazie all’aiuto di queste persone adesso sto apprendendo concretamente il vero valore del tempo di come troppo spesso ne abbia abusato o sprecato per ozio e piacere esclusivamente personale, io che ho sempre avuto tutto pronto davanti a me e non abbia mai dovuto fare grossi sacrifici per ottenere ció che volevo. Adesso questi ragazzi mi stanno evangelizzando, persone ben più giovani di me ma che già sono diventati per questo maestri per me, per il loro impegno totale per le cose in cui sognano e sperano, per raggiungere il proprio traguardo di vita a fronte delle molte difficoltá.
Forse se fossi nato in queste condizioni non sarei nemmeno riuscito a sopportare il peso di una situazione così difficile e avrei tentato di certo la strada più facile e comoda, magari appunto il narcotraffico che da tutto e subito, ma che poi ti fa precipitare in un tunnel che ti brucia.

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UN CAPODANNO “SENZA TERRA”:
la mia conoscenza con la comunitá brasiliana dei “Sem Terra”

da_gianlucaContinuando con la mia esperienza di servizio civile volontario in Brasile, ho potuto passare il mio Capodanno in una comunitá di contadini molto particolari: i Sem Terra. Questo termine significa «senza terra» e in queste due parole viene riassunta la storia e la condizione di centinaia di migliaia di brasiliani: disoccupazione e assenza di alloggio – particolarmente nelle grandi cittá, ma anche in zone del paese svantaggiate dalla posizione geografica o dalle condizioni climatiche. Proprio per rompere questa loro condizione di degrado e sfuggire da una situazione inumana, è nato un Movimento per occupare le zone agricole inutilizzate.
Secondo la classica immagine del Brasile – data da qualche nozione scolastica o grazie a qualche telenovela – di un paese immenso dove di certo la terra non manca, sembra una contraddizione che ci sia un’organizzazione denominata Senza Terra; invece per ragioni storico-sociali risalenti alla colonizzazione, lo stato brasiliano ha subito una lottizzazione per latifondi (distese enormi di terreno nemmeno concepibili in Italia) di svariate centinaia di ettari, tutte nelle mani di un proprietario unico o dello Stato. Visto la smisurata estensione di tali “fazendas” (i latifondisti che posseggono più di 1.000 ettari di terra sono solo l’1% del numero totale di proprietari terrieri esistenti in Brasile, ma occupano il 46% del terreno nazionale), molto spesso parte della terra viene lasciata incolta e proprio di fronte a questo fenomeno il Movimento dei Senza Terra, composto da persone povere e indigenti che non accettano di vivere in condizioni di estrema povertà in un paese così ricco, ha iniziato negli anni Ottanta l’occupazione di vari terreni lasciati in abbandono e si è organizzato per riscattare la dignità e recuperare i diritti fondamentali che sono propri di ogni essere umano (in primis avere una casa ed un lavoro che garantisca la sopravvivenza), visto che lo Stato e le istituzioni si erano dimenticati dei più poveri. Tutto ciò veniva fatto e avviene tuttora, a fronte di minacce, ritorsioni e uccisioni da parte dei latifondisti e della polizia! Ma tutto questo non riesce a fermare questo flusso di disperati, che non chiedono altro se non un pezzo di terreno da poter coltivare (spesso collettivamente) per campare e dove potervi costruire una casa; ed è ciò che ho potuto vedere coi miei occhi. Nessuno pensa di creare un’azienda che funzioni secondo le classiche regole di mercato, ma preferiscono condividere la produzione di prodotti di campo e l’allevamento di bestiame, per la propria sopravvivenza, nel rispetto più assoluto per la natura. Ammirevole è la dedizione per la cura della terra e della vegetazione circostante, secondo l’utilizzo di tecniche di bio-agricoltura e senza l’utilizzo di pesticidi o fertilizzanti chimici, ma recuperando le antiche pratiche indigene di coltivazione nella più assoluta povertà monetaria, ma con una produzione finale veramente naturale.
Molti contadini con cui ho parlato provengono da realtà urbane, specialmente da San Paolo, e mi raccontarono con la più assoluta onestà che mai tornerebbero a vivere in cittá. Ammetto anch’io di essere rimasto scioccato da tale realtà e mi sono chiesto se mai potrei riuscire ad abbracciare uno stile di vita così radicale, partendo da un ideale che non può che meritare il più assoluto rispetto. Non voglio cadere in un’analisi ideologica, ma solamente mostrare un modello molto alternativo e condividere le mie riflessioni: molto spesso ci troviamo a parlare di cambiare il mondo, per costruire condizioni più giuste per tutti, ma poi quando ci si trova di fronte a situazioni dove veramente questi ideali hanno trovato forma, mi chiedo se saremmo in grado (io in prima persona) di intraprendere questo nuovo stile di vita.
Di certo questo è uno dei modi, ma forse non l’unico per cambiare in meglio le cose e per questo bisogna continuare a cercare un modello di vita e di mercato, che in modo differente generino giustizia per tutti e non disuguaglianza. La strada da fare è ancora molta, ma piuttosto che accettare il sistema attuale neo-liberale come unico ed insostituibile, passando sopra alla sperequazione e all’iniquità mondiale, preferisco continuare a conoscere, visitare, studiare, interrogarmi e sognare qualcosa di meglio e credere che un giorno questo mondo sarà un posto migliore per tutti.

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Un Natale dall’altro capo del mondo

Cari amici,
anche se dopo un lungo penare, finalmente sono riuscito ad arrivare qui a San Paolo del Brasile e ormai mi accingo a vivere l’Avvento e il Natale in una cittá per la gran parte ancora a me sconosciuta, migliaia di kilometri lontano da casa. Ma ció non mi spaventa, anzi mi sta aiutando a passare questo particolare momento dell’Anno Liturgico, in modo veramente differente; anche qui bisogna combattere contro la logica del consumismo, che rischia di “svuotare” il Natale di tutto il suo significato, lasciandosi attirare da bei regali e da spese folli: una cittá di piú di 15 milioni di abitanti puó offrire di tutto. Le grandi strade illuminate ed i centri commerciali addobbati che incontro andando ogni giorno a lavorare, non hanno nulla da invidiare ai nostri, gente del “1° mondo”; poi, tornando ogni sera a casa, noto il contrasto tra ricchezza e povertá, dove tutto é piú modesto e dimesso, ma molto piú reale: i quartieri poveri e le favelas possono sembrare un vero inferno, con droga, prostituzione, violenza e assenza quasi totale dei servizi minimi, ma proprio qui si incontrano le testimonianze di impegno sociale e amore vero. Citando De André, «dai diamanti non nasce niente, ma dal letame nascono i fiori» e la preparazione e l’attesa per la venuta di Gesú Bambino é meno clamorosa, ma molto piú significativa: anzi, come dice una poesia, forse Gesú non deve nascere nelle favelas, perché lí giá ci sta, al fianco delle madri che tentano giorno per giorno di dar da mangiare ai propri figli, ai gruppi parrocchiali e volontari che escono in strada per organizzare gruppi di auto-aiuto, alle famiglie che preparano cibo e doni da condividere con chi non avrá niente per le festivitá.
Perció mi auguro che Gesú nasca davvero nel cuore dei grandi e dei potenti, di tutti coloro che credono di non aver bisogno di nulla, di quelli che vivono sereni con il portafogli e la pancia piena; perché apprendano dall’esempio divino, del Figlio di Dio nato in una mangiatoia, povero tra i poveri, e anch’essi rinascano poveri in spirito ed umili, per un cammino vero di conversione di vita.
Um abraço a todo o mundo e Feliz Natal!

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CENTRO COMUNITARIO OSCAR ROMERO
(SAN PAOLO – GUACURÍ)

SINTESI DELLE PRIME 5 SETTIMANE (21 Ottobre – 26 Novembre) DEI VOLONTARI IN SERVIZIO CIVILE PER L´ANNO 2005-2006

1. INTRODUZIONE
La data del nostro arrivo qui a San Paolo é il 22 Ottobre. Siamo accolti da una comunitá di quattro suore salesiane (irma Guadalupe, irma Maria, irma Josefina e irma Graça) che operano in campo sociale – principalmente nel campo dell´educazione.
Il loro lavoro nella grande San Paolo inizia giá negli anni ´70, ma é dal 1984 che ha trovato una forma piú organizzata e compiuta con la fondazione del Centro Comunitario Catolico e Obras Sociais Oscar Romero, una ONG dotata di personalitá giuridica e registrata presso l´albo nazionale degli organismi di assistenza sociale.
I nuclei di cui il Centro Comunitario si occupa sono sei, tutti collocati tranne uno nella sub-prefettura di Ciudade Ademar, nella periferia Sud di San Paolo.
Essendo la loro una attivitá molto varia, la nostra prima settimana qui é stata di conoscenza generale. Per capire come organizzare in modo efficente il nostro lavoro ci é stato dato il tempo tempo per visitare e conoscere ogni nucleo in cui il Centro Comunitario Oscar Romero opera.
Nelle settimane successive, invece, le nostre attivitá si sono differenziate. Giá dalla seconda settimana abbiamo iniziato a occuparci di mansioni piú specifiche nei diversi nuclei del centro.
Prima di concentrarci sul nostro lavoro, sarebbe interessante dare un quadro generale della situazione dal punto di vista “sociale”: dove abitiamo, come ci siamo sistemati, come é la vita nei bairros in cui noi e le suore abitiamo e operiamo. Sono informazioni da cui non si puó ovviamente prescindere per comprendere il lavoro che qui viene svolto, nonché la nostra attivitá di volontari.

2. LA NOSTRA CASA
Siamo alloggiati in via Ernesto Van Dick, una parallela dell’Avenida Cupecê, grossa arteria stradale che unisce il Municipio di Diadema con São Paulo. La nostra casa si trova proprio affianco di uno dei nuclei dell’Oscar Romero, il Jovez, centro di aggregazione giovanile per gli adolescenti.
Data la prossimitá della struttura, la mattina possiamo fare colazione con gli educatori del centro (e scambiare idee sui vari argomenti) mentre la sera viene lasciata dalla cuoca una pentola con giá la cena pronta, nella nostra cucina.
L’abitazione si compone di due camere da letto doppie, con ciascuna il proprio bagno indipendente, e due stanze connesse antistanti alle camere, che fanno da soggiorno con tre divani, un lavandino e una scrivania. Staccate da questo comparto ci sono: una ulteriore camera da letto arredata con due letti (che per il momento non é mai servita) e la cucina, con un bagno e la lavanderia; si puo proprio dire che non manchi nulla. Per il resto, nello stesso stabile ci sono altre stanze utilizzate dal Centro come ripostiglio e per la coservazione del sapone fatto dalle donne del posto. In piú stanno ultimando un altro piccolo stabile, per conservare i vari arnesi dei manovali e come laboratorio per gli stessi.

3. IL NOSTRO QUARTIERE
Il nostro quartiere all’apparenza sembra tranquillo, ma piú di una volta le suore si sono raccomandate di non rientrare troppo tardi. Sappiamo che esiste un attivo taffico di droga, ma ció non deve piú di tanto allarmare: insegna che bisogna prestare attenzione a non dar troppa confidenza alle persone del posto ed evitare di essere troppo appariscenti nel vestire e nell’atteggiarsi (anche con i ragazzi del centro, perché alcuni possono essere coinvolti in attivitá illecite). Per ora comunque non abbiamo avuto nessun tipo di problema, in quanto da subito abbiamo preso sul serio questo tipo di semplici accortezze.
La situazione economica della zona é decisamente bassa, caratterizzata da una forte disuguaglianza sociale, con ragazze che diventano madri ancora adolescenti senza che i partner coetanei abbiano la maturitá per assumersi la responsabilità della cosa.
Le possibilitá di lavoro sono poche, in quanto le uniche attivitá del quartiere sono di tipo commerciale – con la quasi totale assenza di industrie e terziario – in modo particolare bar e negozietti, che si concentrano sulla Av. Cupecê , dove molto spesso basta il propietario per gestire il locale; non é raro che a volte siano coperture per attivitá illegali, come traffico di droga. In queste condizioni é molto facile per un giovane frequentare ambienti malsani, che ne possano cosí condizionare in negativo l’intera vita.

4. IL “BAIRRO” DI GUACURÍ
Nel quartiere Guacurí dove vivono le suore, attualmente si respira un´aria molto pesante, in quanto la zona della favela – denominata Pantanal – é stata occupata dalla Polizia da piú di tre settimane, senza un chiaro motivo. Le suore ci hanno detto che é un’operazione per catturare i criminali piú influenti della zona, che sono lí nascosti, e ristabilire un poco di «senso civico»; perció vengono fatte dimostrazioni della Cavalleria per i bambini delle scuole, vengono offerte visite mediche e dentistiche gratuite e altri tipi di servizi che solitamente mancano, come anche asfaltare le strade. Ma tutta questa generosaitá nasconde un secondo fine: cercare informatori tra le persone piú deboli, specialmente i bambini che giá conoscono o sono conniventi di attivitá criminose, per poter arrivare ai grossi criminali.
Tutto questo sta turbando i ragazzi e soprattutto il lavoro delle educatrici di uno dei nuclei dell’Entitá Oscar Romero, il Santa Lucia, vista la prossimitá alla zona e dato che molti ragazzi che frequentano questo centro provengono dal Pantanal. Giá piú di una volta sr Guadalupe e sr Maria sono state invitate dal comandante dell’operazione, al fine di ottenere un qualche aiuto, visto che conoscono molto bene la favela. Ma questo vorrebbe dire tradire la fiducia della gente e rischiare l’incolumitá loro e di molti collaboratori dell’Entitá. Perció si attende in silenzio di vedere come e quando si concluderá questa operazione, nella speranza che successivamente non si scatenino le tensioni per il momento congelate.

5. LA PRIMA SETTIMANA: CONOSCIAMO IL LAVORO DEL CENTRO COMUNITARIO OSCAR ROMERO
Per iniziare la nostra attivitá di volontari é stato importante renderci conto della realtá in cui ci siamo venuti a inserire. Comprendere a fondo le problematiche politico-sociali richiederá inevitabilmente molto tempo; rapido e molto concentrato é stato invece il processo di conoscenza delle differenti attivitá per le quali siamo stati chiamati a collaborare.
Il Centro Comunitario opera tramite sei nuclei, ognuno guidato da una coordinatrice, e interviene praticamente su tutte le fasce di etá presenti nella societá:

– la CRECHE “PINGO DE GENTE” é un asilo situato nel bairro di Santa Terezinha dove vengono accolti circa 120 bambini della zona, per un´etá compresa tra i 6 mesi e i 5 anni. E´ sorto con lo scopo di fornire una assistenza alle famiglie che, per problemi relativi al nucleo famigliare stesso, per problemi di tempo e lavoro, ma anche economici e di violenza, non possono accudire i bambini. L´asilo ha al momento una lista di attesa di quasi 300 bambini, il che dimostra quanto sia importante e necessaria la sua opera.
– La CRECHE “AURORA” é un secondo asilo, anch´esso accoglie circa 120 bambini di etá compresa dai 2 ai 5 anni. E´ l´unico nucleo del centro situato al di fuori della sub-prefettura di Cidade Ademar. Si trova infatti nella zona di Grajaú che rimane un poco spostata verso Sud-Ovest. Questo quartiere é un po´ piú tranquillo e meno problematico rispetto a Guacurí.
– Il centro socio-educativo “SANTA LUCIA”, situato nel distretto di Santa Lucia di Guacurí, accoglie invece bambini e adolescenti dai 6 ai 14 anni circa. Offre attivitá di dopo-scuola suddivise in due turni, uno mattiniero e uno pomeridiano, a cui partecipano circa 150 ragazzi per ciascuno. Le attivitá consistono sia in laboratori manuali e artistici (artigianato, danza, capoeira, teatro, canto) che nella trasmissione di valori (disciplina, convivenza, dinamiche di gruppo).
– La Casa “SOLAR AUXILIADORA” é un orfanatrofio ed é l´unica casa aperta 24 ore su 24 per 365 giorni l´anno. Piú avanti verrá descritta la situazione contingente del nucleo, sottoposto a un profondo cambiamento.
– Il centro socio-educativo “JOVEZ”, che si trova nel bairro di Americanopolis, accoglie i ragazzi piú grandi, che necessitano di una formazione piú specifica che li aiuti a inserirsi nel mondo del lavoro. Qui vengono svolte quotidianamente lezioni di portoghese, inglese, informatica, educazione civica, teatro e capoeira. Si sta inoltre svolgendo un programma sul volontariato, per insegnare ai ragazzi i valori della solidarietá e della gratuitá.
– La casa aperta “DOM BOSCO”, situata nella favela del Pantanal, é una vera e propria “casa del popolo”, in cui vengono svolti incontri, riunioni, conferenze e attivitá soprattutto con adulti della zona, spesso genitori o nonni dei ragazzi seguiti dal centro. Risponde alla necessitá di creare un centro di aggregazione dove la gente abbia la possibilitá di incontrarsi e di trovare una riposta alle proprie necessitá.

Pur essendo nuclei separati, sia geograficamente sia per quanto riguarda il tipo di utenza, il coordinamento delle loro attivitá é molto curato. Facendo riferimento a irmã Guadalupe, che é la coordinatrice pedagogica dell´Oscar Romero, le relazioni e le comunicazioni tra le coordinatrici dei differenti nuclei sono efficenti e frequenti. Oltre alle comunicazioni giornaliere che possono avvenire per motivi contingenti, viene svolta una riunione di coordinamento a scadenza mensile.
Anche noi siamo stati invitati alla riunione del mese di Novembre (svoltasi il giorno 8) per renderci conto di come questo coordinamento avviene. Oltre a dare una idea globale di cosa accade nei diversi nuclei (attivitá, visite, spese, accadimenti particolari anche relativi agli individui che fanno parte della vita dei nuclei), la riunione di coordinamento offre una occasione di confronto su temi piú generali, che si riferiscono al quartiere, alla cittá, o anche alla politica e alla attualitá nazionale. Questo fatto ci ha positivamente colpito come notevole sintomo di apertura e curiositá.
Nello specifico, il principale punto all´ordine del giorno era la preparazione di una rappresentazione natalizia, in programma per l´11 di Dicembre, a cui parteciperanno gruppi di tutti quanti i nuclei. Oltre ad essere un momento di preghiera e di festa per il Natale e la chiusura dell´anno scolastico, percepiamo questo appuntamento come una fondamentale occasione di coesione sociale: per l´Oscar Romero é infatti molto importante la propria identificazione come una comunitá coesa e unica, e non come un insieme di nuclei distinti e indipendenti. La coralitá di questo tipo di approccio viene perfettamente rispecchiata nella attuazione di un solo progetto per tutti, in un unico luogo e nello stesso momento.
L´identitá corale del Centro Comunitario é inoltre rispecchiata dalla redazione periodica di un giornale della comunitá. Anche noi abbiamo avuto la possibilitá di pubblicare qualche riga nell´ultimo numero, che uscirá per i primi di Dicembre.

6. ATTIVITA´ NELL´ABRIGO
In questo mese, é stato il nucleo che piú ci ha tenuti occupati e del quale possiamo dire di avere una conoscenza piú approfondita. In queste settimane, abbiamo passato tutti i pomeriggi (dal Lunedí al Sabato) in questa struttura a causa della contingenziale carenza del personale dovuta al prossimo cambiamento di edificio (Leggi dopo).
Qui vengono accolti bambini da zero a dieci anni che vengono abbandonati o allontanati dai genitori per legge: sono perció bambini molto difficili da gestire perché hanno subito traumi psichici, morali o fisici che li portano a riversare sugli altri le proprie frustrazioni, con conseguenti difficoltá nell´interazione sociale minima con gli altri bambini o con gli educatori stessi. Per questo tipo di situazioni, sono soggetti che necessitano quanta piú attenzione individuale e che reagiscono male a gruppi numerosi di persone.
Giá da qualche mese, suor Guadalupe, direttrice del nucleo, ha rifiutato la proposta dello stato di São Paulo di alzare l´utenza della struttura da una media di 55 bambini a 100. Come viene affermato nello “Statuto per l´infanzia e l´adolescenza”, gli orfanatrofi dovrebbero essere nuclei quanto piú piccoli possibile, per evitare che diventino luoghi non salutari per i bambini. Perció esiste una legge federale (dello stato centrale), denominata “Legge Organica per l´assistenza sociale”, che ne regola le modalitá. Il problema é che lo stato non condivide questa legge, per la volontá – appunto – di fare meno strutture, ma piú capienti; a livello municipale esiste un “Consiglio municipale del bambino e dell´adolescente” che invece accoglie la Legge Organica, fissando un tetto massimo di 20 bambini per struttura.
Il Centro Oscar Romero ha adesso in gestione una struttura dello stato, il quale ha richiesto un aumento del numero degli accolti nell´edificio; per questo Guadalupe ha deciso di abbandonare la convezione con lo Stato per aprire due orfanatrofi piú piccoli, di 20 bambini ciascuno, in modo da ottenere questa volta dal Municipio il “Certificato di Filantropia” che garantisce l´esenzione di ingenti spese di gestione per strutture di questo tipo.
L´edificio attuale verrá quindi abbandonato dall´Oscar Romero e lasciato in gestione a un altro ente. Cosí é iniziato il processo per ridurre il personale, che ha visto diventare prezioso il nostro aiuto per garantire lo svolgersi regolare dei ritmi della casa e affinché il lavoro delle educatrici che rimangono non diventasse troppo pesante.
Giá dal primo di gennaio, la nuova casa orfanatrofio dovrá essere operativa e per questo in molti si stanno prodigando per preparare il tutto per tempo. Contemporaneamente, si sta trattando per una seconda casa, per dividere i bambini accolti in due fasce di etá differenti.
A noi é stato chiesto di pensare come scrivere un progetto per sostenere queste due nuove strutture, ma tali tipologie di finanziamento sono molto difficili da ottenere in quanto si tratta di progetti privi di sostenibilitá e di attivitá di competenza dello stato. A tale scopo, stiamo raccogliendo materiale video e fotografico per fare un piccolo montaggio in DVD o CD (quando torneremo in Italia) da consegnare poi a privati o ad aziende brasiliane e italiane per sostenere il futuro della struttura.

7. COLAZIONE E BOM DIA AL JOVEZ
Essendo proprio accanto alla nostra casa, il “Jovez”é stato il primo nucleo ad essere visitato ed é proprio da qui che iniziano le nostre giornate di servizio. Qui infatti possiamo fare colazione insieme alle cuoche Maria, Beth e Creusa e agli insegnanti che, a seconda dei giorni, daranno lezione nel nucleo.
Se il programma della giornata ce lo concede, siamo soliti partecipare al “Bom Dia” dopo la colazione. Il “Bom Dia” é un saluto che, preparato a volte dagli insegnanti e a volte dai ragazzi stessi, propone quotidianamente una tematica sulla vita e sui suoi valori. E´ una riflessione buona e utile, che si conclude con un Padre Nostro e regala ogni volta un pensiero diverso per iniziare la giornata.
In questo primo mese abbiamo partecipato solo un paio di volte alle attivitá del Jovez (lezioni di portoghese, inglese e informatica in aula e un laboratorio di cucina) e solo come “uditori”. Andando avanti e conoscendo meglio la lingua, forse avremo la possibilitá di preparare qualche attivitá da fare coi ragazzi perché – forse per motivi di etá – troviamo molto interessante il confronto con loro.

8. ADOZIONI A DISTANZA
Nella settimana dal 14 al 21 Novembre abbiamo lavorato alle adozioni a distanza che il VIDES Internazionale ha attive con alcuni ragazzi seguiti dal Centro.
Queste adozioni precisano di essere aggiornate in vista del Natale, poiché é un periodo in cui agli adottanti fa piacere ricevere notizie. Inoltre, in Brasile il mese di Dicembre segna la fine dell´anno scolastico, per cui é un momento in cui é utile trarre un bilancio di come stanno i ragazzi.
La maggior parte dei bambini adottati frequenta l´asilo Pingo di Gente ed é quindi stata svolta qui gran parte della nostra attivitá. Per prima cosa sono state controllate le liste, per vedere se tutti i bambini erano ancora presenti. Dopodiché li abbiamo contattati individualmente per preparare disegni di Natale e un saluto personalizzato da inviare agli adottanti, al quale é stata allegata una foto aggiornata del bambino.
Ci sono state diverse difficoltá nella prima fase, che hanno ovviamente influenzato la seconda, poiché alcuni di questi bimbi non sono piú presenti nella struttura. I fanciulli che frequentano l’asilo stesso possono infatti cambiare: semplicemente perché crescono e iniziano la scuola, oppure perché le famiglie si spostano. La zona é violenta e con un alto tasso di criminalitá e perció molto spesso i genitori preferiscono non rimanere a lungo in questa regione. E´ qui da specificare che i proventi delle adozioni vengono utilizzati dal Centro per mantenere gratuito il servizio dell´asilo e non per aiutare individualmente il bambino. Il bambino ovviamente ne beneficia, ma non é un aiuto soggettivo. Questo anche perché, essendo i genitori spesso inseriti in traffici illeciti o dipendenti chimici, il Centro non puó certo dare soldi direttamente a loro.
Malgrado queste difficoltá, il 25 Novembre sono stati inviati al VIDES Internazionale i disegni che poi verranno trasmessi agli adottanti. In ogni caso, il centro Comunitario Oscar Romero sta sentendo sempre piú la necessitá di mutare lo spirito individuale di queste adozioni.

9. ATTIVITA´ DI NATALE AL CRECHE AURORA
Riprendendo un´idea nata in Italia prima di partire, abbiamo proposto al Centro Comunitario di iniziare un piccolo gemellaggio tra asili. Lo scambio di disegni tra bambini potrebbe diventare una interessante attivitá di tipo pedagogico e gettare le basi per relazioni piú ampie.
Facendo leva sui temi della diversitá, della solidarietá, della lontananza, della fratellanza e della pace, le educatrici della Creche Aurora hanno avviato a metá Novembre alcune attivitá sull´Italia e sul Brasile. Iniziando a lavorare dalle bandiere dei due paesi (quali colori hanno in comune, quali sono le diffrenze, impariamo a disegnare le bandiere ecc.), il discorso si é allargato a come si arriva in Italia (si é mostrata ai bimbi una carta geografica e si é parlato dell´aereo) e a come é il Natale da noi (c´é freddo e viene la neve, impensabile per i bimbi di qua!).
Nella giornata del 22, siamo andati ad incontrarli e con loro abbiamo cantato canzoni in Italiano, ci siamo fatti raccontare del loro paese e abbiamo parlato del nostro, finendo col disegnare i disegni da mandare in Italia.
Ora dobbiamo definire nei particolari come continuare la cosa, ma probabilmente manderemo una parte dei disegni all´asilo di Novellara e una parte a Castelnovo ne´ Monti, da dove sembra riusciranno a reinviarci altri disegni giá entro Natale.

10.LEZIONI DI PORTOGHESE (metodologia e argomenti trattati)
Essendo arrivati senza sapere la lingua, le suore del Centro si sono procurate per torvare una professoressa disponibile per darci lezioni di portoghese. E´ cosí che abbiamo inziato a lavorare con Celia, una professoressa che lavora in una scuola italiana e che, conoscendo la nostra lingua, ci sta dando un grande aiuto. E´una persona molto colta, che ha deciso di seguire una metodologia completa ed efficace: accanto a nozioni di grammatica, ci dá spunti e informazioni per riflettere sulla cultura brasiliana, sulla geografia, la politica e il costume.
Le lezioni si svolgono una mattina alla settimana presso la Casa Auxiliadora. Per ora abbiamo frequentato solo un paio di volte, ma con diligenza stiamo studiando e facendo i compiti a casa!

11. DESCRIZIONE ATTIVITA´ DI “PLANEJAMENTO”
C’é stata fornita da Guadalupe la possibilitá di dedicare parte del nostro tempo a valutare ipotesi future per l’Entitá, da tradurre poi in progetti di sviluppo. I primi giorni ci sono serviti per capire, con l’aiuto delle suore stesse, come funzionino qui a São Paulo i finanziamenti per attivitá a sfondo sociale: molto spesso buona parte delle spese di Associazioni che operano in questo settore, vengono coperte dal Municipio o dallo Stato medesimo, secondo varie tipologie di convenzioni. Esiste per le aziende anche la possibilitá di devolvere l’1% del proprio fatturato annuale ad Entitá certificate di impegno sociale (ma ancora questo canale non sembra molto utilizzato dall’Oscar Romero).
Siamo cosí entrati in contatto con la Camera di Commercio Italo Brasiliana, per vedere se ci possano essere opportunitá di mettere in contatto con l’Entitá imprese o industrie che lavorano qui a São Paulo. La collaborazione potrebbe avvenire tramite contributi diretti oppure diventando partner di un progetto di sviluppo, come per la formazione educativa e professionale di adolescenti, da impiegare successivamente nei propri stabilimenti; ma questa ultima possibilitá deve essere ancora valutata attentamente dalle suore.
Il progetto che piú anima la fantasia di Guadalupe é un complesso di riciclaggio di rifiuti urbani; tale tipo di interventi appare complicato, perché prevede la partecipazione indispensabile del Municipio – che garantisca un luogo dove stoccare i rifiuti e coordinare la raccolta. Perció Guadalupe preferisce rivolgersi alla Prefettura di Diadema, per i buoni rapporti di cui gode con il prefetto stesso. In questo ambito stiamo lavorando per riprodurre due attivitá di riciclaggio che avvengono nei nostri territori di origine:
– Un centro di raccolta di materiale di scarto dalle aziende, da poter essere riutilizzato per attività ludiche, formative, pedagogiche e di apprendimento manuale per particolari tipologie di enti (Asili, Scuole, Centri per l’infanzia e adolescenti, Oratori, ecc…). Lo scopo sarebbe quello di evitare che prodotti fallati o componenti di scarto industriale vengano gettati in discarica, quando ancora possono avere un alto potenziale di impiego; a ció si aggiungerebbe la possibilitá per gli enti sopra citati, di acquisire materiale di vario tipo, per atelier o attivitá specifiche a seconda della tipologia del centro a costi molto bassi, pensando un sistema di tesseramento molto conveniente per le associazioni o enti riconosciuti, per garantire la copertura delle spese minime.
– Un centro per la produzione di energia pulita, sfruttando il biogas scaturito dalla fermentazione dei rifiuti organici. La portata di questo progetto é molto ampia, peché l’impegno del Municipio dovrebbe essere maggiore e duraturo ed accompagnato da un attore italiano che abbia giá sperimentato un sistema simile; in aggiunta servirebbero finanziamenti per garantire l’apertura e la funzionalitá nel medio periodo. Nel comune di Novellara (residenza di Gian Luca) esiste giá una discarica che sta sperimentando questa tecnologia per lo sfruttamento del biogas e ci stiamo cosí muovendo per ottenere informazioni adeguate sulla cosa.

Ha fatto piacere vedere l’entusiasmo di Guadalupe nel continuare a fare progetti a sfondo sociale, specialmente con un taglio ambientale, e vedere come siano idee ambiziose ma positive per la situazione locale.

12. FINALE: DIFFICOLTA´ E IMPRESSIONI PERSONALI
E´ difficile parlare in modo obiettivo delle difficoltá e dei sentimenti che ci hanno accompagnati durante queste settimane. Le sensazioni di carattere personale vanno e vengono a seconda dei momenti ed é meglio non darci troppo peso, poiché tutto passa e i punti di vista possono cambiare rapidamente. Soprattutto in fasi iniziali come questa, in cui é tremendamente ovvio e naturale sentirsi confusi e frastornati, basta fermarsi un attimo, per riflettere e ascoltare quello che si ha intorno, giusto per darsi il tempo di abituarsi al nuovo e capirlo.
Sicuramente, la difficoltá piú importante é stata quella della lingua. Stiamo progredendo, ma anche se noi apprendiamo rapidamente, i bambini con il loro parlare veloce e difficile non ci aiutano. Una cosa che non ci aiuta é la poca pazienza che i nostri “colleghi”, tecnici ed educatori del centro, dimostrano nel parlare con noi. Solitamente quando si incontra uno straniero, si cerca di parlare lentamente e con parole facili. Loro invece parlano rapidamente con un portoghese sgrammaticato e sembra facciano quasi apposta… il piú delle volte si finisce per non comprendersi con sgradevoli effetti sul lavoro. Tante volte forse la colpa non é solo nostra se non capiamo…
All´inizio, poi, non riuscivamo a capacitarci del “panorama”. Non credevamo di poterci abituare al grigiore e alla sporcizia del quartiere, invece ce l´abbiamo quasi fatta. L´importante é che la nostra casa ci offra un ambiente pulito e accogliente, come in effetti è. Una cosa che ovviamente pesa é l´isolamento, la lontananza da tutti quei divertimenti e quelle distrazioni a cui eravamo abituati. Di sera non possiamo uscire… questa é una raccomandazione, di certo non un obbligo! Ma la cittá é talmente grande e i problemi con la lingua non sono ancora del tutto risolti, per cui non é il caso avventurarsi per folleggiare. Le occasioni di divertimento ci sono state, soprattutto grazie a Francesco e ad Ana Maria, ma vanno combinate e non sempre nei momenti di crisi o di voglia di uscire si puó prendere e andare come vorremmo, soprattutto per Francesca che é una donna. Anche per quanto riguarda le persone, lei ha qualche difficoltá in piú. Capita di sentirsi ancora distante da loro. A volte si sentono un po´ di pregiudizi nell´aria e le capíta di sentirsi frustrata dal fatto che le difficoltá nel comunicare non le permettono di mostrarsi come davvero é.
Una difficoltá presentata principalmente da Gian Luca é invece non avere ancora avuto tempo sufficiente per gestire bene i ritmi della casa (pulizie, lavaggio o spesa) e per la documentazione e la preparazione delle attivitá e dei progetti, in quanto la sera, di ritorno dal servizio, spesso la stanchezza é molta e bisogna continuare a lavorare per terminare alcune cose della giornata; questo é dovuto al fatto che il sabato viene speso per il servizio, ma anche perché bisogna abituarsi ai ritmi locali.
Per quanto riguarda il lavoro, oltre alle piccole difficoltá quotidiane che si presentano per qualsiasi tipo di lavoratore sulla terra, non crediamo di dover segnalare qualcosa in particolare. E´ tutto talmente interessante che le giornate passano rapidamente, donando stimoli e continue occasioni di crescita.
Una difficoltá logistica, che si presenta di frequente, é la mancata prossimitá di un computer collegato a internet. Se dobbiamo stendere progetti e mantenere contatti anche distanti, avremmo bisogno di usarlo spesso. Ora andiamo e veniamo tra internet point (un po´cari e distanti da casa) e la casa delle suore, che peró a noi scoccia occupare per tempi lunghi. Questo é comunque uno di quei problemi che si risolvono da soli, trovando col tempo la soluzione piú pratica.

Gianluca e Francesca

gianluca_francesca

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Finalmente troviamo mezz’oretta per aggiornarvi su quel che é successo nell’ultimo mese.

Le cose sono davvero tante e, pensando al primo giorno in cui siamo arrivati, sembra già passato un secolo! Sono tantissime le cose che abbiamo imparato, e pensare che siamo solo all’inizio e che manca ancora tutto da capire!

A livello di “animo” ci troviamo molto bene, chiaramente le difficoltà ci sono, il lavoro é duro – soprattutto dal punto di vista “psicologico” – ma le persone che incontriamo ci stanno aiutando molto. Le suore della comunità sono carissime e ci hanno praticamente adottati. Almeno una volta alla settimana ceniamo con loro per parlare e scambiarci idee, in questo modo il rapporto é molto diretto e riusciamo a organizzare il lavoro in modo efficiente. Nello stesso tempo, riusciamo a tenerci vicendevolmente aggiornati sulle attività di ognuno e di ciascun nucleo che compone la entità, cosicché ne risulta un lavoro organico e ben coordinato. Come noi facciamo spesso riunioni di questo tipo a casa delle “irmãs”, vengono fatte riunioni frequenti con le operatrici delle diverse strutture. Un paio di settimane fa, noi siamo stati invitati (un grande onore!) alla riunione di coordinamento generale, a cui partecipavano le coordinatrici di ogni nucleo. Molto interessante, sia per il contenuto che per il metodo, e anche noi abbiamo potuto buttare giú qualche idea in vista del Natale.

Nello specifico, la nostra attività si svolge principalmente nell’orfanatrofio, perché é in una situazione di urgente bisogno. Per causa di norme legislative adottate dal municipio di San Paolo, l´attuale struttura deve passare entro la fine dell’anno dai 50 bambini di oggi a circa una ventina. Per questo l´entità Oscar Romero sta svolgendo un lavoro molto urgente: c´é molto da fare per l´acquisto e la preparazione di una nuova casa più piccola (forse addirittura due), ci sono bambini che stanno partendo, altri nuovi che comunque continuano ad arrivare, educatrici che se ne devono andare e che per questo trovano la scusa per starsene a casa addirittura prima del tempo. Con il personale che scarseggia il lavoro aumenta a livelli davvero duri, soprattutto per chi deve accudire ai bimbi. Sono chiaramente bambini molto difficili, che hanno bisogno di molte attenzioni individuali e a loro non giova assolutamente questa seppur temporanea situazione di precarietà. Per questo, il nostro lavoro si sta rivelando al momento molto importante, con grande soddisfazione nostra, ma anche con grande difficoltà. All’inizio la lingua era davvero un problema, ora già va meglio, anche se il livello é ancora così così… ci sono momenti in cui rimaniamo da soli con i bambini e un italiano con una quindicina di piccoli del genere ha bisogno di una gran fantasia per farsi capire! Certe volte c´é da ridere, perché si utilizzano gesti o parole italiane che divertono i bambini. Altre volte, i piccoli addirittura si arrabbiano perché non li capiamo e iniziano e piangere o anche a insultarci! Ma non é un problema, adesso le cose vanno molto meglio rispetto ai primi giorni e i bambini si stanno affezionando molto a noi, e noi viceversa. La scorsa settimana abbiamo anche assistito alla prima scena “strappa-lacrime” di un bambino che tornava a casa dai genitori. E´stata dura rimanere impassibili, quando un forte e affettuoso abbraccio di addio é spettato pure a noi!

Il nostro lavoro nella casa “Auxiliadora” si svolge principalmente al pomeriggio, perché quello é il momento in cui c´é più bisogno: i bambini tornano da scuola, devono fare il bagno ecc. ecc. Per il resto, facciamo lezione di portoghese una volta alla settimana e abbiamo le mattine a disposizione per pianificare un po’ quelli che saranno i progetti che stenderemo. Per ora, abbiamo solo iniziato a buttare giù alcune idee e a recuperare un po’ di contatti per il sostegno dei progetti, ma c´é ancora molto da fare, soprattutto capire davvero bene come é qui la situazione politica e sociale.

Questa settimana abbiano poi iniziato e quasi finito il lavoro per le adozioni a distanza, sicuramente spediremo tutto la settimana prossima.

Che altro? Questa settimana la festa della Repubblica del 15 Novembre ci ha regalato un magnifico ponte che abbiamo speso come turisti a Foz de Iguaçu… una vera meraviglia, é stata una benedizione per noi che eravamo in crisi di astinenza da verde! Che natura impressionante, ci ha davvero ricaricato di energia! Il ritorno di ben 19 ore di autobus l´ha già un po’ consumata, ma il lavoro é ripreso a pieni ritmi e ora siamo qua di ritorno dall’abrigo pieni di entusiasmo.

Ora siamo a casa delle “irmãs”, torneremo a casa prima che faccia scuro. Per gli spostamenti siamo tranquilli, ormai siamo abituati sia alle dimensioni della città sia alle facce che si incontrano… e poi dopo esserci persi un paio di volte ora siamo diventati espertissimi! Nel quartiere la situazione é abbastanza tranquilla, basta stare un po’ attenti, come del resto faremmo anche in Italia. L´unica cosa é che da circa un mese la polizia e l´esercito hanno occupato il bairro del Pantanal per – come la chiamano loro – una “operazione di tipo sociale”… Difficile capire cosa in realtà stiano cercando, Guadalupe dice che secondo lei non c´é nulla da trovare. Malgrado essi facciano diverse opere per il popolo – servizio di dentista, di parrucchiere, rappresentazioni della cavalleria e dei pompieri per i bambini, riunioni tematiche, ora stanno addirittura asfaltando la strada principale! – la gente si ta innervosendo, i bambini ne parlano quotidianamente e probabilmente hanno anche paura. La polizia cerca di avvicinarsi alle persone, per controllare e investigare, magari approfittando di quelli che sembrano più deboli promettendo cose: un computer, un giretto in elicottero… in questo modo la gente si insospettisce e si creano tensioni. Per fortuna però non sta succedendo niente, anche perché la gente sta dando l´idea di non lasciarsi intimidire da quella che vuole apparire come una operazione sociale ma che sta assumendo i toni di una occupazione.

Noi comunque siamo tranquilli, tutto quello che c´é qui é molto interessante e arricchente, malgrado sia difficile e assuma spesso toni duri e tristi.

Speriamo che voi stiate tutti bene e che il lavoro per il convegno internazionale si sia svolto nel migliore dei modi. Ana Maria era entusiasta!

Ora scappiamo,
vi mandiamo un abbraccio e un saluto da parte della comunità!

Gianluca e Francesca

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24/10/05

Siamo arrivati sani e salvi la mattina di sabato e da allora questo é il primo momento in cui siamo riusciti a raggiungere una postazione internet. Le suore ci hanno accolto con molto affetto, sono state gentilissime e hanno preparato molto amorevolmente la casa in cui alloggiamo. Oggi per il primo giorno di servizio abbiamo visto le loro strutture e ora siamo in un centro commerciale vicino a Interlagos. Stasera ceneremo con le Irmas e faremo due chiacchiere sui nostri futuri impieghi.
Appena avremo più tempo vi racconteremo meglio, un abbraccio

Gianluca e Francesca