Da Angela Caltagirone, volontaria in Paraguay

16/09/09

La mia esperienza di volontariato VIDES è iniziata il 25 luglio del 2009 in Paraguay.
È stato un percorso duro e faticoso, durato un anno in cui io e la mia compagna di viaggio, Greta, ci siamo formate per poter affrontare il Paraguay.
Sì, affrontare è la parola giusta, perché non sai mai cosa ti aspetta e devi essere preparato a tutto.
E io lo ero.
Abbiamo girato il Paraguay in lungo e in largo, abbiamo visto e sperimentato diverse realtà così diverse dalla nostra cultura che spesso non sembravano neanche possibili.
E invece tutto è possibile, tutto è reale.
Abbiamo trascorso le prime settimane nella missione di Nu Apu’a, un collegio situato nell’estremo nord del Paraguay, il cosiddetto CHACO.
Qui ci trovavamo esattamente in mezzo alla foresta, in un collegio che ospita un centinaio di bambini e di ragazzi dai 6 ai 16 anni che studiano tutto il giorno.
La vita a Nu apu’a non è esattamente la tipica “vita di campagna” come può essere intesa in Italia:gli spazi sono ampi, la natura è una presenza molto forte che non sempre l’uomo riesce a contrastare, il tempo trascorre lento, per noi due lingue sconosciute, il castigliano e il GUARANì, una cultura diversa, un clima particolare…
Finalmente giunta dentro al mio sogno, non mi rimaneva che viverlo davvero.
È fu così che iniziò la mia missione.
Mi sono RIscoperta capace di fare di tutto ed è stato bello…ho lavorato sodo insieme a Greta e con qualche trucchetto sono riuscita a far migliorare piccoli aspetti della loro vita..senza presunzione in punta di piedi.
Tra me e i bambini o gli aduti di Nu Apu’a si è instaurato da subito un clima cordiale, di rispetto di allegria e divertimento….loro mi hanno insegnato a parlare castigliano e qualche parola in guaranì, mi hanno fatto riscoprire l’importanza della natura e la semplicità di vivere.
Io, di mio ho messo a disposizione le mie conoscenze, la mia inventiva , ho fatto capire loro che potevano fidarsi di me, che potevano contare su di me, che ero lì per loro se lo volevano.
I bambini sono davvero fantastici….la loro forza e vitalità è davvero impressionante,hanno delle energie che io stessa ho perso da tempo perché sono cresciuta.
Sono molto sensibili e affettuosi anche se spesso manca loro l’affetto, qualcuno che si prenda cura di loro, come fa una mamma….ma si sa un collegio è un collegio!!!
La cosa che più mi ha colpito dei bambini di Nu Apu’a è il coraggio e la dignità con cui di giorno in giorno affrontano la vita, nonostante le storie drammatiche che ho conosciuto, le malattie, la povertà, la mancanza di amore…
Stare con loro è stata una grande testimonianza di vita!
Terminato il tempo di rimanere a Nu Apu’a ci siamo spostate circa 200 km più a sud, a Puerto Carmelo Peralta, sul Rio Paraguay.
La situazione qui è molto differente; la comunità con cui abbiamo vissuto è molto più grande.
A Carmelo il nostro compito è stato quello di aggiornare le foto dei bambini e ragazzi “adottati”; questa seconda esperienza è stata una “sorpresa” per me perché ho trovato dei ragazzi come me, carichi di voglia di conoscere il mondo, sperimentare, parlare, raccontarsi, lavorare studiare…
Ed infatti abbiamo fatto tutte queste cose!
Ma l’aspetto che più di tutti mi ha colpito è la profonda fede che li anima, la loro generosità e l’amore che usano in ogni cosa che fanno, fosse anche darti un passaggio in moto!!
Una di loro, Gloria, si è molto affezionata a me, non ne conosco il motivo, forse neppure esiste ma ho capito che la sua forza e speranza , seppure per sole due settimane è stata quella di essermi amica!!!
Non le ho dato niente e niente mi ha chiesto… ci siamo solo guardate negli occhi ed è stato come se ci conoscessimo da sempre…non ho mai conosciuto in vita mia un affetto e una gioia così profondi e allo stesso tempo la pena di dover andare via, proseguire senza di lei, andare avanti, non potermi sinceramente prendermi cura di lei, come se fosse una sorella, mia sorella!!
Come mi insegna la mia professione, è indispensabile non cadere nel cosiddetto BURN OUT, espressione della letteratura infermieristica inglese per “BRUCIARSI”, immedesimarsi, farsi carico dei problemi dell’altro, soffrire le sue sofferenze, non essere più capace di continuare da soli, perché è necessario che la persona riesca a recuperare la propria indipendenza psicofisica.
È stata una fortuna andare via da Carmelo, andare via da Gloria e da tanti altri bambini e ragazzi; se fossi rimasta ancora un po’ credo che avrei potuto sperimentare il burn out!!!
A Carmelo ho avuto anche l’opportunità di lavorare e conoscere meglio la popolazione indigena degli Ayorei; con loro, mentre Suor Graciela dava lezioni di castigliano agli adulti, io e Greta abbiamo cercato di togliere i pidocchi ai bambini con shampoo e pettini specifici; un’altra volta, invece, abbiamo tagliato loro le unghie di mani e piedi per prevenire l’insorgenza di lesioni e infezioni che possono peggiorare di molto le loro già precarie condizioni di vita.
Il giorno della festa dei bambini abbiamo portato dei palloncini da gonfiare e i bambini ayorei ne erano davvero affascinati ed entusiasti…i colori e le urla di gioia spesso disturbavano la quiete della lezione di castigliano….persino gli adulti guardavano con “invidia” ai loro figli…e qusta cosa, infatti, mi ha sorpreso perché è come se fossero rimasti bambini, bambini che sono diventati già madri e padri.
Io e Greta abbiamo conosciuto anche tante altre storie, anziani, malati, neonati, famiglie senza lavoro e bambini che hanno bisogno di un padrino che possa dar loro, almeno in parte, sollievo economico.
Tornate ad Asuncion credevamo di aver finito tutto il lavoro che ci era stato affidato ma fortunatamente non è stato così.
Seppure molto stanche ci hanno invitato a visitare a Villarica, una località a circa 200 km a ovest di Asuncion, un collegio/orfanotrofio dove vivono ragazze e bambine fino ai 16 anni che, nonostante l’età sembrano aver ricevuto il peggio dalla vita: violentate, maltrattate, abusate, abbandonate, deluse, odiate, illuse…
Ero restia a visitare Villarica, un po’ per la stanchezza e un po’ per la delicatezza dell’argomento…sostanzialmente non mi sentivo la persona più adatta e competente per gestire un incontro così importante.
Alla fine mi sono data della stupida perché è bastato essere me stessa per riuscire nell’”impresa”!!
È stato davvero bellissimo!!!
Siamo rimaste a Villarica solo un giorno ma quel giorno è stato così intenso e carico di emozioni che non lo dimenticherò mai e mai dimenticherò quei visi tristi e allegri.
Con le ragazze ci siamo divertite tantissimo e abbiamo riso fino a tenerci la pancia, abbiamo passeggiato, parlato, asciugato le loro lacrime, cantato e ci siamo volute bene!!
Questo è stato il mio Paraguay!!
Tanto altro avrei da raccontare ma voglio tenermelo ancora un po’ nel mio cuore…

Angela Caltagirone