Da Elisabetta Borda, volontaria in Cambogia

08/02/11

volontari24_1È con immenso piacere che desideriamo condividere la testimonianza della volontaria italiana VIDES Internazionale Elisabetta Borda che ha deciso di offrire per un anno il suo tempo e le sue energie per lavorare come insegnante di inglese nelle scuole della missione salesiana di Phnom Penh in Cambogia.

La Cambogia è uno dei paesi più poveri del sud-est asiatico, con una situazione politica stabile malgrado molto fragile. In questo difficile contesto, la missione nella comunità San Giovanni Bosco di Phnom Penh è portata avanti con estrema dedizione e sacrificio da 11 Suore Salesiane provenienti da otto paesi diversi. Il centro offre ai bambini/e e giovani cambogiani la possibilità di ricevere un’istruzione di qualità e privilegiata rispetto agli standard cambogiani e di poter accedere al mondo del lavoro grazie alle scuole professionali. La missione infatti comprende una scuola materna per circa 300 bambini, una scuola elementare per altri 400 e un centro di formazione professionale “Home Food Management” che offre a giovani ragazze un corso della durata di due anni per la preparazione al lavoro negli hotel e nei ristoranti.

Le pagine del suo racconto, dense di emozioni, ci offrono la testimonianza dei primi quattro mesi da volontaria. Mesi non sempre facili, ma caratterizzati da un unico comune sentimento: l’amore e la dedizione per gli altri, per i bambini e per i giovani. Come racconta la stessa Elisabetta: “fare volontariato in una missione salesiana non è una passeggiata, ma un impegno quotidiano a favore dei minori (e non solo). Questo fa sì che si sia continuamente al lavoro, alla missione ma anche dentro di sé: prendendosi cura degli altri, si cura la propria anima”.

L’esempio di Elisabetta rispecchia la natura della proposta formativa del VIDES Internazionale nel suo duplice aspetto: sia nei riguardi dell’azione che si svolge verso gli altri, sia nei riguardi di chi svolge questa azione (i volontari), è infatti proprio grazie al loro servizio che vengono fuori le potenzialità di ognuno. La nostra volontaria in Cambogia ci racconta di come questa esperienza le sia servita per ritrovare se stessa: “La terza sera ho spento tutto, lasciando così che il mio cuore – che tanto temevo – mi parlasse, e vada come vada. E’ stato traumatico, ma salutare. Chi mai avrebbe voglia di risvegliare pensieri e timori messi a tacere da anni di TV a tutto volume, radio in macchina e chilometriche telefonate serali alle amiche? Lasciare che il mio cuore mi parli e accettare ciò che mi dice è come fare i gargarismi con l’aceto: non è piacevole, ma alla lunga disinfiamma le tonsille. Avevo bisogno di questo silenzio, e Dio me l’ha donato. Forse dovevo proprio venire fino in Cambogia per ascoltarmi”.

Elisabetta ci riporta inoltre l’immenso lavoro che le suore salesiane svolgono per i bambini e per i giovani cambogiani, descrivendole come instancabili lavoratrici e dispensatrici di amore e di affetto. “Love is the greatest gift of all”, per la nostra volontaria il titolo di questa canzone racchiude tutto lo spirito salesiano: “l’amore è il regalo più grande, e queste suore, per me, incarnano l’amore nel senso pieno del suo significato. Ognuna di loro mi sta indirettamente insegnando qualcosa, e sempre qualcosa di profondo e utile per la mia vita; spesso, ultimamente, mi sveglio all’alba e rifletto su quanto mi stanno dando”.

Abbiamo deciso di non fare nessun riepilogo del racconto poiché pensiamo che ogni singola parola, ogni singolo pensiero racchiuda un mondo così lontano da noi ma reso così vicino e quasi palpabile dalle parole di Elisabetta.

Riportiamo di seguito il file. Buona lettura e buon viaggio!

Diario di una volontaria a Phnom Penh (.doc) »