Relazione dell’esperienza di volontariato di Giulia Cnapich

07/12/06

Eccomi giunta alla fine di questa esperienza iniziata circa un mese fa. All’inizio il periodo che dovevo trascorrere qui sembrava interminabile, ma dopo due tre giorni necessari per ambientarmi il tempo ha iniziato a passare talmente in fretta che non mi sembra vero che sia giá giunto tutto al termine. Senza dubbio l’esperienza in sé é terminata ma non penso che niente potrá mai farmi dimenticare le emozioni, le sensazioni, le riflessioni e i pensieri che in questo mese si sono susseguiti e che sicuramente contribuiranno, una volta tornata in Italia, a farmi guardare la realtá con occhi diversi e a formare la mia personalitá, il mio modo di essere e il mio modo di vivere.
Devo confermare ció che si dice riguardo il popolo brasiliano, ossia che é un popolo che pur avendo molti problemi di diverso carattere, che spesso partono dall’apparato burocratico e governativo, riversandosi soprattutto su quei cittadini che hanno piú difficoltá a sopravvivere, ha insito nella propria personalitá l’allegria, la gentilezza, la dolcezza, la cordialitá e la sensibilitá.
Nonostante mi trovassi dall’altra parte del mondo rispetto alla mia cittá mi son sentita subito accolta, ben voluta, soprattutto a partire dai bambini, infatti il primo giorno appena svegliata e uscita dalla camera ho incontrato Flaviana e Lidiane, che mi han preso per mano, mi hanno chiesto come mi chiamavo e mi hanno portato a giocare con loro, con uno sguardo, un sorriso immenso, una dolcezza e allo stesso tempo un bisogno di essere coccolate e seguite che sembra essere fin troppo per due bambine di appena quattro anni.
I primi cinque giorni, dopo la gentilissima accoglienza di Irma Neuza e le altre suore in Belo Horizonte e l’allegro benvenuta di Irma Zelia e Rita qui a Ponte Nova, é iniziato il campo di formazione del Vides. Devo dire che il primo giorno, nelle prime ore in cui arrivavano i partecipanti mi sono sentita un po’ fuori luogo, perché arrivavano ragazzi e ragazze che parlavano portoghese, che giá si erano incontrati e che giá conoscevano la realtá del Brasile, perché ci vivono, ci sono cresciuti, per cui sanno come rapportarsi con le persone e con gli avvenimenti. Ma dopo la timidezza e l’imbarazzo iniziale i miei pensieri si sono rivelati infondati, tutti hanno subito cercato di rendere parte integrante del gruppo me e Sylvia, chi parlando un po’ di inglese, chi gesticolando e chi semplicemente con uno sguardo, un sorriso.
Avevo giá partecipato ad un campo di formazione prima di questo, per due estati in Scozia con il Vides Uk, e devo dire che effettivamente ho ritrovato anche qui lo stampo “VIDES”, che riprende senza dubbio la filosofia pedagogica della corrente salesiana e soprattutto del sistema preventivo di Don Bosco, unendo la pratica e la teoria, questo perché solo con entrambi gli aspetti ci si puó formare, rendendosi conto che per comprendere la realtá bisogna si studiare, ma anche immergersi e cercare di volta in volta di analizzare le varie sfaccettature che ogni avvenimento, ogni fatto, ogni cultura, ogni nazione e ogni popolo porta con sé.
A questo proposito mi piace citare la frase del filosofo Eraclito che dice piú o meno cosí:
“Potrai immergerti nello stesso fiume svariate volte, ma l’acqua che ti bagna non sará mai la stessa”, questo per dire che nella vita non si smette mai di imparare, pur quando si pensa di conoscere un qualcosa, non lo si conosce mai alla perfezione, perché non si puó raggiungere una conoscenza e una certezza assoluta, dal momento che ogni singola azione, ogni singolo avvenimento anche se sembrano simili gli uni agli altri sono unici ed irripetibili, e portano con sé un bagaglio di pensieri, ideali e condizioni che contraddistinguono l’individuo e la realtá in cui esso vive.
Il campo di formazione é stato molto interessante sia dal punto di vista, per cosí dire, scolastico che da quello delle relazioni umane, dei rapporti che si sono creati tra i partecipanti. Per quanto riguarda il primo aspetto ho approfondito degli argomenti che ho affrontato all’universitá in questo primo anno, focalizzando maggiormente l’attenzione nel capire come possano essere attualizzati e compresi in relazione al contesto e all’ambito del Brasile e piú nello specifico in Ponte Nova, ipotizzando un possibile piano di lavoro e di intervento pedagogico. Una parte che ho trovato molto interessante é stato l’intervento riguardante la storia di Ponte Nova, questo perché sono convinta che la realtá presente si possa comprendere solo conoscendo la storia passata, e nelle vicende travagliate della storia spesso si possano trovare le cause dei problemi attuali, potendo in qualche modo cercare di porvi rimedio studiando delle soluzioni adeguate. Ma ció che piú mi é servito dal punto di vista formativo ed umano é stato immergersi nella realtá del barrio Triangulo, per le attivitá di animazione con i bambini che ci vivono, questo perché mi ha aperto gli occhi su una realtá veramente differente da quella in cui vivo e perché mi ha fatto capire come i bambini e i ragazzi del posto non vedano l’ora che qualcuno si interessi di loro, parli, conversi e giochi con loro. Forse é stato passare quei tre pomeriggi insieme a loro che ha fatto da punto di svolta, che ha fatto in modo che smettessi di pensare di essere in un posto che non faceva per me, un posto in cui non potevo fare molto, causa le limitazioni della lingua e della non conoscenza delle singole realtá e situazioni familiari che ogni bambino ha alle spalle. Da quel giorno mi sono, per cosí dire, lanciata, sperimentando il mio portoghese, nelle conversazioni e nei giochi con i ragazzi, cercando il piú possibile di apprendere, di far si che ogni singolo giorno diventasse non solo divertimento, allegria e spensieratezza, ma anche motivo di formazione.
Per quanto invece riguarda l’aspetto dei rapporti umani con gli altri partecipanti al campo di formazione devo dire che, come ho giá accennato, tutti si sono mostrati molto disponibili, comprensivi, é naturale che ho trovato persone con cui andavo piú d’accordo e con cui spero possa nascere un rapporto di amicizia, ma in generale mi son sentita accolta e ben voluta.
Il campo di formazione si é concluso con l’incontro, nel Retiro das Rosas nella localitá Caçhoera do Campo, con la Madre Generale Antonia Colombo, che avevo avuto il piacere di incontrare in Italia il 24 aprile, a Torino, alla festa del Grazie tenutasi in un teatro per commemorare il 125esimo anniversario della morte della mamma di Don Bosco, Mamma Margherita.
Dopo il campo di formazione sono iniziate le quattro settimane che ho trascorso qui, nella Fundaçao Menino Jesus a Ponte Nova.
Giornate piene di attivitá, laboratori, momenti di gioco, di festa, tutti contraddistinti da tanta allegria, sia da parte dei bambini e dei ragazzi sia da parte degli educatori e dei volontari.
Non ho avuto particolari difficoltá, a parte all’inizio il comprendere il portoghese, (ma ora direi che riesco a capire non tutto ma un buon 80%, un motivo in piú per tornare il prossimo anno), fin da subito mi son trovata bene con gli educatori del posto, anche in questo caso é ovvio che con alcuni il rapporto é stato piú amichevole, ci sono stati momenti in cui abbiamo parlato, raccontato un po’ la nostra vita, chi siamo, cosa facciamo, mentre magari con altri ci si é limitati a qualche parola e a sorrisi, forse tutto ció dato dalla timidezza e dalla paura di non poter capire quello che l’altro cercava di dire.
Ma tutto sommato é andato tutto bene, nel mio piccolo ho cercato di poter dare il mio contributo durante i laboratori, le attivitá, i giochi e spero in qualche modo di esserci riuscita e di non essere stata solo un intralcio.
I molti volontari che ho conosciuto mi hanno riservato un sacco di cordialitá, gentilezza, tutti interessati a capire cos’é che mi aveva spinto a oltrepassare l’oceano, affrontare un viaggio cosí lungo, rinunciare alle vacanze estive per venire in un paese dalla lingua, dalle tradizioni e dalla cultura differenti dal mio, ora dopo quest’esperienza so dare un vero significato alla risposta che davo, “per volontariato”, ossia per cercare di donare un sorriso alla gente del posto e per questo riceverne mille, non so se rende l’idea, ma per ogni singola cosa per cui io possa essere stata utile, loro lo sono stati mille volte in piú, perché hanno contribuito ad una formazione interiore, a far si che io potessi provare certe sensazioni e inserire i tasselli del puzzle del mio carattere, della mia personalitá, per arricchirlo con pezzi che forse non avrei trovato in nessun altro posto.
Credo che questa esperienza si sia rivelata cosí positiva anche perché ho potuto condividere ogni giorno, ogni sensazione, ogni mio stato d’animo con Sylvia, una ragazza austriaca, qui per un periodo di volontariato come me. Insieme abbiamo giocato, parlato e riso con i ragazzi, ma soprattutto abbiamo condiviso gli innumerevoli caffé, per cui devo ringraziare tutte le donne che lavorano in cucina, e i momenti liberi, come i weekend e le ore prima di dormire ogni sera, in cui abbiamo parlato, ci siamo raccontate, ci siamo divertite e abbiamo messo le basi per una forte amicizia che spero possa andare avanti negli anni.
Devo ringraziare senza dubbio Irma Zelia e Rita, che sono state piú che un punto di riferimento, oserei dire delle amiche, che si son prese cura di me, che mi han raccontato la loro storia personale e la storia della Fodazione, le vicende dei bambini, delle loro famiglie, mi hanno portato a visitare delle case di alcune famiglie, e devo dire che non posso in alcun modo descrivere quello che ho provato nel vedere l’assoluto grado di povertá e disagi in cui molte persone vivono, sembra assurdo pensare a come ció che per noi in Italia sembra essere scontato, avere acqua corrente, luce, un letto e una coperta…per loro sia un privilegio. É stato forte dal punto di vista emotivo ascoltare le storie delle famiglie, capire quali sofferenze si nascondono dietro a bambini di poco piú di tre anni, quante cose i loro occhi hanno giá visto e quante situazioni di violenza e di disagio hanno dovuto sopportare.
Credo che la Fundaçao, che vive grazie alla forza di Irma Zelia, Rita, tutti gli educatori e tutti i volontari, sia come una sorta di raggio di sole che illumina i ragazzi in difficoltá e in situazioni di rischio, donando loro la possibilitá di vivere una vita serena, cercando di superare i problemi sofferti con un lavoro di formazione personale che crede fermamente nel principio per cui in ogni ragazzo esiste, anche se nascosto, un talento, quella famosa “corda sensibile che l’educatore deve saper far vibrare”, bisogna solo saperlo tirar fuori!
Inutile dire che porto con me tantissimi ricordi, tantissimi sorrisi, sguardi ricchi di dolcezza, che chiedono comprensione ed ascolto, pianti dei bambini e dei ragazzi, giochi, canzoni, colori, sapori ed odori di questa per me nuova realtá, momenti allegri, momenti tristi, momenti che mi hanno segnato e commosso particolarmente, ogni singolo evento, ogni singola azione ha contribuito a far si che ora nel mio cuore una parte sia riservata al Brasile, a Ponte Nova, alla Fundaçao, a ogni singola persona che in questo mese e una settimana ha fatto si che io mi sentissi a casa, a mio agio, ai bambini, ai ragazzi, che con la loro spontaneitá e allegria mi hanno “rubato una parte di cuore”, facendomi versare delle lacrime ora che é vicina la partenza, ma per fortuna non tutte le lacrime stanno a significare sofferenza, le mie sono lacrime di felicitá, felicitá e contentezza per aver vissuto quest’esperienza in questo modo cosí fantastico e per aver conosciuto tanta gente speciale, tanto che sono giá con la mente al prossimo anno…chissá se torneró???!!!
“…HO GUARDATO DENTRO UN’EMOZIONE, E CI HO VISTO DENTRO TANTO AMORE, CHE HO CAPITO PERCHÉ NON SI COMANDA AL CUORE… SENZA PAROLE…”