Risonanze da Costa Francesco – MESSICO – Ocotepec

francesco

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19/05/06

Credo che il Messico sia uno dei paesi più belli ed affascinati del mondo, dove puoi respirare cultura e tradizioni ad ogni angolo di strada, semplicemente entrando in una stazione della metro, prendendo al volo un taxi, mangiando un taco in piedi, bagnandoti di sudore tra le bancarelle di qualsiasi fiera, viaggiando per kilometri appeso fuori ad una camionetta come un netturbino, aspettando per ore un autobus che non é mai partito… in poche parole sempre.
Così é. Non puoi muoverti senza sporcarti e lasciarti a dosso i segni di quella essenza invisibile che molti scrittori hanno definito “messicanità”, perché tutto é impregnato di cultura e di tradizione. Sono le ore del giorno che passano, che qui hanno un altro sapore, un altro significato, un altro valore. Per questo io vedo il Messico che ho conosciuto come un grande museo a cielo aperto, dove ogni dettaglio, ogni particolare, ciascuna persona che ti si pone di fronte merita di essere ammirato come una opera d’arte.
Si, perché questa miscela di cultura, di sapere e di sangue la si può percepire in qualsiasi momento: ammirando un edificio dell’era coloniale o una rovina maya, assistendo ad una celebrazione religiosa o guardando il viso delle persone. Tutto qui porta i segni indelebili del matrimonio (non voluto, ma avvenuto?!) tra il vecchio e il nuovo mondo.
Un nuovo mondo che dalla Terra del Fuoco al Guatemala sogna speranzoso di riuscire ad arrivare vivo o morto in Messico. Un Messico che vede la frontiera con gli Stati Uniti come il confine con il paradiso terrestre. E qui c’é la grande contraddizione di questo paese e di questo popolo, dove c’é un odio atavico, viscerale per gli USA (per comprensibilissimi motivi storici!) e al tempo stesso una fortissima attrazione ed imitazione per tutto quello che si fa e per come si vive al di là della linea di confine. “Los gringos” (maniera simpatica per chiamare gli americani!) anche loro non trovano pace e sognano per lo meno di morire in un paese vero, ricco di storia, di cultura e valori come il Messico.
Un vortice di forze e di passioni che da sud spingono verso nord e da nord verso sud.
Crediamo di poter star bene solamente dove non stiamo, questa é l’unica verità.

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29/04/06

Quante cose ho da scrivere e da raccontare. Questo é stato un periodo pieno pieno di impegni e di prove da superare. La Pasqua é stata un grande evento per tutto il paese. Sono arrivati interi autobus pieni di volontari che in un modo o nell’altro volevano dare una mano a questa gente, non so quanto ci siano riusciti e allo stesso tempo non ho la minima idea di che tipo di lavoro hanno svolto nelle varie comunità, visto che io non mi sono mai potuto muovere dal centro, perché sono stato impegnato tanto nei 3 giorni della Pasqua per i bimbi che nei 3 giorni massacranti della Pasqua giovanile.
Quando sono ripartiti i cosiddetti “missionari”, parlando con alcuni di loro (tra loro c’era anche una volontaria italiana!) ho visto grande soddisfazione nei loro occhi e questo mi ha fatto rivivere in qualche modo le sensazioni che ho provato al ritorno dai miei viaggi in Africa.Oltre alla Pasqua ho tante cose nel cuore di cui vorrei parlare: come per esempio dell’alcool che sta uccidendo le speranze di questa gente,
dei bambini avventisti del settimo giorno e dei bambini cattolici che giocano insieme all’oratorio, di ben due suicidi in 5 giorni, dei bambini che sniffano la colla (a volte provano a farlo anche in oratorio!?), di tutti quelli che hanno lasciato qui moglie e figli per andare a lavorare in un altro posto, della piccola Magdalena (ha 4 anni più o meno) che é quasi completamente abbandonata dalla sua famiglia e sta tutto il giorno sola per la strada (facciamo quel che possiamo… probabilmente poco!?) e di tante altre cose.
La Pasqua é stata bella e allo stesso tempo molto caratteristica.
Iniziando dalla Domenica delle palme con tutto il paese a sventolare
palme e il sacerdote in groppa ad un asino in giro per le strade fino ad entrare dentro la chiesa, logicamente con l’asino!
I tre giorni della Pasqua giovanile dove sono stati coinvolti centinaia di giovani, tanto come coordinatori (più di 30!) che come “utenti” (tra i 150 e i 200 giovani che avevano una età che oscillava tra i 15 e i 23 anni), dalle 9 della mattina alle 9, alle 10 della sera. Credo qualcosa di veramente difficile da realizzare in Italia o in particolar modo a Civitavecchia. E poi il Venerdì Santo con la realistica Via Crucis con tanto di crocifissione, di frustate, di donne piangenti, di sangue, di Pilato e di soldati romani. In un primo momento ero stato coinvolto anche io come soldato romano per ovvi motivi di cittadinanza; però quando mi hanno detto che per il vestito potevo utilizzare liberamente due scatole di cartone messe a disposizione dal comitato organizzatore alla condizione di confezionarlo nello stile dell’altro centurione, mi é venuto in mente che sono diversi natali che non uso la scatola del pandoro come elmo e del panforte come scudo, perciò ho pensato bene di cedere il mio ambito posto a qualcuno più allenato di me con le forbici e con il cartone!A presto. Buona Pasqua con qualche settimana di ritardo.

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01/04/06

Il ritorno…
Sono giorni che penso alle parole per esprimere la mia emozione nell’essere ritornato ad Ocotepec e credo di essere arrivato alla conclusione che certe sensazioni non possono descriversi, non possono raccontarsi, ma possono soltanto viversi.
Come mi é più volte capitato di raccontare, ogni volta che sono tornato a Ocotepec, tanto da un paesino vicino che dalla caotica e moderna capitale Tuxtla Gutierrez, o ancora di più nel mio recente ritorno dall’Italia, ho sempre provato una grandissima emozione, che solo certi tipi di viaggi possono lasciarti.
Viaggi che ti portano a scoprire i meandri più nascosti del nostro animo, viaggi che ti offrono l’opportunità di conoscere persone tanto diverse da noi, viaggi al centro della terra e di noi stessi, viaggi indietro nel tempo… viaggi, movimenti, incontri.
Così ogni singola volta che giungo ad Ocotepec, al calar della sera, nel vederla avvolta e protetta dalla nebbia, nel trovarla quasi addormentata e così ben nascosta tra le montagne e la fitta vegetazione, curva dopo curva la scopro sempre più viva, sempre più rara, sempre più mia.
Mentre ti avvicini al centro del paese, dal finestrino dell’autobus puoi guardare vicino o lontano, dove e come vuoi, ma non puoi sottrarti alla vista di bambini, bambini ed ancora bambini. Vestiti in tutti i modi possibili ed immaginabili, che corrono, che giocano, che fuggono, nudi, scalzi, che mangiano, che ridono, che ti salutano, che lavorano, che piangono.
E ancora piccole donne dai capelli corvini lunghissimi che trasportano verso la propria casa chili e chili di legna, di verdura e di figli.
Queste sono le immagini che quando le vedi ti lasciano senza parole, senza commenti, ma con una voglia di condividere le emozioni di quell’istante che fugge via veloce, come gli alberi fuori dal finestrino.

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12/02/06

Festa di Juan Bosco.
Il sabato mattina come da programma ho aperto l’oratorio, dopo la prima parte dedicata ai giochi all’aperto, la seconda mi sono divertito insieme ai bimbi a fare un laboratorio tutto dedicato a Don Bosco. Il pomeriggio per tutti i bimbi del catechismo abbiamo organizzato un piccolo teatro, dove abbiamo rappresentato 4 momenti importanti della vita di Don Bosco (il sogno dei nove anni, le visite ai giovani in carcere, la nascita dell’oratorio, Don Bosco che gioca con i suoi ragazzi), mentre una suora spiegava a tutti i presenti il significato e
l’importanza di quegli eventi e una ragazza traduceva tutto in zoque.
La domenica mattina é stato organizzato un torneo di calcio nel centro d’Ocotepec tanto per i bambini che per i giovani. Mentre il pomeriggio dopo quasi due ore di giochi e di partite a calcio abbiamo fatto nuovamente la rappresentazione teatrale.
Neanche a farlo a posta, tra le varie comunità del municipio di Ocotepec ce ne é una che si chiama San Juan Bosco (per tutti quelli che amano e conoscono il mondo salesiano possono stare tranquilli perché dall’altro lato del fiume abbiamo anche una comunità che si chiama Maria Auxiliadora!!!). Così martedì 31 gennaio io e il mio amico Asunción siamo andati a San Juan Bosco, meno di venti case intorno ad una piccola chiesa (povera, ma molto curata), che sta come a un’ora di cammino dal centro di Ocotepec.
Il modo di festeggiare i vari patroni é più o meno sempre lo stesso: musica assordante prima e dopo la messa, razzi, petardi, processione e tamales per tutti. Che sono i tamal? Sono un impasto di farina di mais con nel centro pollo o tacchino o peperoncino o fagioli o semi di zucca tritati o mole (cosa é il “mole” ve lo spiego la prossima volta…), il tutto avvolto in una foglia di banano e cotto al vapore. Veramente buoni!
La sera nel centro del paese le suore hanno organizzato una processione; non c’era moltissima gente, ma il bello che le persone presenti erano solamente giovani. Dopo la messa un gruppo di giovani hanno fatto una piccola rappresentazione teatrale di un altro sogno profetico di Don Bosco (il sogno delle due colonne).
Poi come tutti i martedì ho cenato con le bambine dell’internato (dolci per tutti!), dopo abbiamo fatto un laboratorio e poi finalmente a dormire.
A presto.

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13/01/06

Anno nuovo, vita nuova.
Probabilmente non ci sarà nessuna “vita nuova” fino a quando starò ad Ocotepec, o anzi questa per me continua ad essere tutta una nuova vita, ricca ogni giorno di nuove scoperte e di emozioni mai provate prima. Come ogni inizio di anno anche il 2006 é ricco di buoni propositi, di progetti ambiziosi e di sogni. Mettendo subito da parte i sogni ed eliminando i progetti troppi ambiziosi, non resta che mettermi subito al lavoro (e non posso dire che questa nuova esperienza non me ne offra!). Certo, non é un lavoro d’ufficio o che abbia grandi riconoscimenti o grandi difficoltà, su questo sono d’accordo con i dubbi di mia madre, ma al tempo stesso c’é da dire che non sono un inviato delle Nazioni Unite… Perciò per poter veramente ed obiettivamente fare una valutazione di questa realtà, una relazione sulle condizioni di vita dei minori e delle donne o la denuncia dei diritti umani o dei diritti del fanciullo violati, credo che l’unica cosa da fare sia quella di vivere giorno dopo giorno in questo posto, provando a percepire, a capire e a carpire la vera essenza della vita di questa gente. Per intendere questo faccio del tutto per stare a contatto con queste persone, che già molte posso considerare amiche.

Più o meno passo le mie giornate così:
Dal martedì al venerdì la mattina dalle 6:45 alle 7:30 sono impegnato nel servizio di distribuzione delle colazioni ai bimbi più poveri (in Messico non fanno mica colazione come da noi con latte e cornetto, qui si fa un vero e proprio pranzo con pasta o riso, verdure, uova, tortillias e fagioli, fagioli ed ancora fagioli!), dalle 9:30 alle 11:30 della mattina (PRIMA NOVITÁ, infatti prima non c’era) e dalle 3 alle 6 del pomeriggio faccio l’insegnante di informatica (ora non ho più aiutanti zoque che mi danno una mano… Aiuto!!!). Nei ritagli di tempo svolgo i vari impegni che riguardano le adozioni a distanza e do il mio contributo in tutto ciò che può servire alla missione. Il martedì sera é il giorno della settimana che la cena e il dopo cena lo trascorro con le bambine interne. Il sabato mattina mi occupo dell’oratorio: giochi e sport fino alle 11 e dopo, per tutti quelli che vogliono (e tutti vogliono!!!) un laboratorio sempre diverso (SECONDA NOVITÁ: fino a metà dicembre Casa Main, la struttura dove si svolgono tutte le attività e dove vivo io, era aperta come “cortile per giocare” solo una volta la settimana). Sembra che la cosa piaccia molto ai bambini, infatti l’ho già sperimentata durante le feste di Natale (per 5 giorni alla settimana!) e al tempo stesso sono felice perché in queste iniziative sto coinvolgendo anche alcuni giovani di qui: non sono costanti, non sono puntuali, non sono dinamici, diverse mattine mi hanno lasciato completamente solo!? però sono contento di averli coinvolti. Il pomeriggio accogliamo più di 200 ragazzi per il catechismo e visto che é quasi tutto in zoque, aiuto mantenendo l’ordine pubblico dentro Casa Main. A volte sempre il sabato pomeriggio iniziamo la vendita-distribuzione dei beni di prima necessità. La domenica mattina, ho intenzione (perché fino ad ora non é stato fatto, ma ho ricevuto il permesso questa mattina da Sor Carmelita, la direttrice della casa) di fare attività ricreative e ludiche tutte le volte in una comunità differente del Municipio di Ocotepec con l’aiuto indispensabile dei miei amici zoque (TERZA NOVITÁ). Il pomeriggio dalle 3:30 in poi apro l’oratorio fino a dopo le 5:30 (alle 6 fa notte… e se ho capito bene, qui é così tutto l’anno. Boh, sarà? Fino adesso é vero). Il lunedì é il giorno di riposo della comunità, così ne approfitto per visitare a piedi i centri più lontani (ho quasi finito le suole dei miei scarponi. Erano nuovi quando sono arrivato in Messico!!!).

Le feste di Natale sono andate bene. Ho avuto l’opportunità di vedere e di partecipare alle usanze locali. Per esempio “la posada”: durante tutta la novena prima di Natale si portano in processione per le vie della paese San José e Maria (é difficile dire come sono vestite le due statue senza dare un giudizio, perciò dico solamente che non si può minimamente capire chi sono quei due!?), andando da una casa, preparata per l’occasione con luci, fiori e foglie di banano, ad un’altra. La scelta delle case dove passare non é per niente casuale, perché queste sono le abitazioni dei padrini del Niño Jesú. (Chi sono i padrini del Niño Jesú? È una storia troppo lunga da raccontare!). Ogni volta che si é di fronte a una casa designata, il gruppo di musicisti che accompagna la processione entra dentro per suonare sempre la stessa canzone; poi escono e si riparte nuovamente verso una nuova casa. In poche parole tutto questo sta a ricordare quando Maria e Giuseppe durante la notte di Natale non trovarono nessuno che li accogliesse per trascorrere la notte. Dimenticavo, mentre si cammina si recita il rosario e l’ultima stazione é la chiesa, dove le statue vengono fatte entrare.
A presto.

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23/12/05

Qui ad Ocotepec tutto bene.
Dopo una settimana senza una goccia d’acqua a causa di un guasto alla rete idrica, ora ha ripreso a scorrere acqua dai rubinetti di Casa Main (che da quanto ho capito é stata l’unica casa a rimanere a secco!?!). La penuria di questi giorni, oltre a comportare una mia approssimativa igiene personale, mi ha regalato un bel mal di gola. Come? Bene, per non rinunciare al piacere di una doccia, ho pensato intelligentemente di lavarmi in giardino a secchiate, con l’acqua reperita nelle vicinanze dal caro Giorgio!

Avrei tante cose da raccontare, come ad esempio le passeggiate alle comunità più lontane, la conoscenza delle famiglie che hanno un figlio adottato a distanza, la fine dei miei corsi d’informatica e il prossimo inizio di altri, l’escursione alla cascata (più che una cascata d’acqua la chiamerei “cascata di rifiuti”!?), le feste a cui ho partecipato, l’oratorio, ma una su tutte in questo momento merita la mia attenzione: la “Virgen de Guadalupe”. Il 12 dicembre è stato il grande giorno, ma già da alcune settimane prima non si parla di altro, non si vive per altro! A quanto pare sembra che tutta la popolazione di Ocotepec sia suddivisa in “antorchistas” (coloro che portano la “antorcha”= fiaccola), “marchistas” (coloro che marciano)… e zapatistas! Come si dice da queste parti per scherzare!!! In parole povere tutta la gente é suddivisa in gruppi di “guadalupanos”. E’ tempo di novena, perciò rosari e processioni vengono fatti quotidianamente in onore della Virgen. Eccezionale, da vedere assolutamente sono le offerte che vengono poste ai piedi dell’altare, i prodotti di questa terra (sacchetti di fagioli e di caffè, zucche di tutte le forme e pali ricoperti di mais e di banane) e non… come per esempio scope di tutte le forme e le dimensioni. Da queste parti si usa così! E poi c’é molto fermento per l’organizzazione dei diversi pullman diretti al santuario nella lontana Città del Messico.

Può sembrare strano, ma capisco l’entusiasmo e l’euforia di questa gente e le voglio bene. Vedo nei loro occhi la gioia e l’orgoglio di essere messicani e di poter dire che la Virgen é apparsa a uno di loro. Infatti Juan Diego, l’uomo al quale nel lontano 1531 é apparsa la Madonna, non solo era un messicano, ma era un indigeno americano, come “los zoques” del resto…

A presto e Buon Natale.

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19/12/05

Ad Ocotepec è già Natale e per me è una grande emozione veder vivere
un’atmosfera natalizia così diversa da quella a cui sono abituato e al tempo stesso
esserne parte.
Un abbraccio e Buon Natale a tutto il VIDES!

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26/11/05

Salve! Come hai potuto immaginare non ho avuto più modo di darti mie notizie. Come ti ho detto le altre volte sto bene. Impegnato nei vari compiti che mi sono stati assegnati, sereno e soddisfatto. Dopo un mese che sto qui diciamo che iniziano un po’ a mancarmi i miei amici, le mie cose, la piscina, le uscite serali, il cinema e a volte anche la tv, ma ho al tempo stesso l’opportunità di fare tante cose diverse, meglio di vivere uno stile di vita con dei ritmi e delle abitudini completamente differenti da quelli a cui ero abituato. In fin dei conti era questo ciò che volevo. In questi giorni ho preparato tutto il necessario per iniziare le visite nelle famiglie che hanno un figlio adottato a distanza (tranquillizza Francesca… farò del tutto perché abbia le foto e i disegni). Credo che inizierò la prossima settimana, tanto non devo fare lezione di computer e neanche attività d’oratorio, perché arriverà una squadra di oculisti americani che per lavorare avrà bisogno di tutti gli ambienti disponibili e della massima discrezione.

In questo ultimo periodo ho avuto l’opportunità di visitare altre comunità… che dire, è difficile esprimere l’emozione che si prova nello stringere la mano di grandi e di piccoli quando si arriva in una comunità molto lontana dal centro o così ben nascosta nella foresta che è quasi impossibile scorgere. Difficile, ma bello.

Sono molto felice anche per il bel rapporto che ho creato con le suore, con Giorgio e soprattutto con le bambine che vivono con noi durante la settimana (“las internas”).

C’è anche da dire che ad Ocotepec non è tutto perfetto, anzi.
A mio giudizio la povertà, che è la cosa che salta subito agli occhi, è il problema meno grave, perché prima c’è da considerare la condizione di vita precaria o il quasi abbandono di molti minori da parte di alcune famiglie, l’alcolismo, la depressione economica e al tempo stesso una politica troppo assistenzialistica da parte del governo; un’idea troppo vaga di cosa si intenda per famiglia, per matrimonio e per fidanzamento (a totale discapito di donne e di bambini). Donne che sono perennemente incinte dai 13/14 anni alla menopausa, smaltimento dei rifiuti (problema di tutta la zona), inquinamento idrico. Dieta povera, ma ancora peggio un consumo smodato di dolciumi e patatine fritte di tutti i colori immaginabili ed additivi chimici inimmaginabili! Assistenza sanitaria inesistente o quasi, scuole dove si fa di tutto tranne che studiare quando c’è la fortuna di avere presente il maestro (tutti i giorni per un motivo o per un altro tornano alla missione almeno 3 o 4 bambine interne che non hanno lezione!).

A questo punto non posso non parlare della ricreazione nelle scuole di qui, che credo che sia unica nel mondo. I bambini e i ragazzi (i fortunati che hanno visto arrivare i maestri la mattina!!!) dopo alcune ore di lezione fanno ricreazione. E fin a qui nulla di speciale.
Secondo te quanto dura? 15 minuti? 30 minuti? Ma che! Dura 1 ora intera! E questo non è niente perché i ragazzi in questa ora possono uscire dalla scuola, tornare a casa, andare a pranzo, iniziare una partita di calcio o qualsiasi altro gioco: in teoria possono fare tutto quello che gli pare. Ma il problema non sta in questo, ma nel fatto che Ocotepec è un paese dove quasi nessuno possiede un orologio.
Risultato finale: chi torna a scuola dopo un’ora, chi dopo un’ora e mezza, chi dopo due e chi giustamente ha trovato qualcosa di meglio da fare nel frattempo torna direttamente il giorno seguente!

I giorni passano bene, conosco continuamente persone nuove e realtà differenti. Spero e prego di riuscire ad eseguire nel migliore dei modi il mio lavoro.
Un abbraccio
A presto

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31/10/05

Salve! Finalmente ho l’opportunità di scrivere una e-mail!
Vi tranquillizzo subito dicendovi che sto benissimo. Sono arrivato a destinazione da circa due settimane e mi sono sistemato nel migliore dei modi: ho una bellissima stanza con una vista stupenda, il bagno in camera (un lusso sfrenato!!!!), mangio bene (differente dal nostro, ma ugualmente buono) e poi c’è una natura dal fascino incredibile. Basta fare due passi fuori del centro di Ocotepec per poter vedere uccelli tropicali, farfalle, verde ovunque e paesaggi mozza fiato.
Ho iniziato a conoscere la gente del posto. Un po’ diffidente, ma sempre rispettosa e cordiale.
Le giornate passano tranquille, anche se ho tanto lavoro da sbrigare e cosi ho pochissimo tempo a disposizione per me, ma non importa.
Il martedì, il mercoledì e il giovedì pomeriggio sono impegnato con il corso di informatica che ho organizzato; il venerdì pomeriggio abbiamo in programma di fare oratorio, ma per adesso tengo un corso d’informatica solo per le bambine interne (cioè che vivono con le suore durante la settimana); il sabato accompagno Giorgio – l’italiano che vive qui da 7 anni – a Tuxtla (partenza alle 4:30 di notte, 2:30 di curve, riempire la camionetta di tutto quello che può servire alla missione, ecc. ecc. vi assicuro che tutto questo non mi stanca, invece quello che veramente mi stanca e’ rincorrere Giorgio per tutti i mercati generali di Tuxtla!!!! E’un uomo che non cammina: corre, corre sempre!!!!!!!!!!!!!!).
Il sabato pomeriggio c’è il catechismo al quale non posso essere di nessuno aiuto, sia perché non sarei all’altezza e sia perché è rivolto a bambini molto piccoli che parlano solo in zoque o quasi: una lingua a me completamente oscura!!! Non e’ che con lo spagnolo posso permettermi discorsi impegnativi, però ho raggiunto un livello che mi può garantire la sopravvivenza in terra messicana. Cosi il sabato do una mano nella vendita di beni primari fuori alla missione.
La domenica mattina vado con Giorgio nelle comunità più lontane, dove lui serve l’eucarestia e legge le Sacre Scritture previste per quel giorno (è stupendo vedere come tanta gente partecipa con entusiasmo a questa “celebrazione ridotta”… ah dimenticavo, la “messa” è alle 7 del mattino, per cui l’ultima volta siamo partiti a piedi alle 5:45!!!).

La domenica pomeriggio Casa Main è aperta ai giovani come oratorio, così do una mano con lo sport e i giochi all’aperto.
Il lunedì è il giorno di riposo della comunità, ognuno di noi ha l’opportunità di sistemare un po’ le proprie cose ed avvantaggiarsi il lavoro della settimana.

Tra gli impegni costanti: dal martedì al venerdì aiuto a distribuire le colazioni ai bambini più poveri di Ocotepec (80/90 ogni mattina). La cosa che mi è piaciuta molto di questo progetto è che ogni bambino per ricevere la colazione deve portare un piccolo tronco di legno, in qualche modo compra il suo pasto, cosi è responsabilizzato ed abituato a capire che nessuno nella vita ti da niente per niente. Lo so che sembra quasi una cosa ridicola in un paesino nascosto tra le foreste come Ocotepec, però è sempre meglio che fare mero assistenzialismo.
Tutte le mattine dal martedì al venerdì sono e sono stato impegnato: con organizzazione dei vari corsi di informatica (devo prepararmi la lezione!), con un saltuario intrattenimento delle bambine interne che per qualche motivo non sono andate a scuola, con il verniciare le finestre della missione.
Messa e vespri tutti i giorni, rosario a volte.

In vita mia non sono mai andato a dormire per tanto tempo di seguito alle 9:30!!!!!!!!!

Concludo dicendo che sono molto felice di tutte le attività che sto svolgendo, soprattutto perché sto facendo proprio quello che volevo fare e nel posto che sognavo!

Mi sono dilungato un po’, ma considerato che non so quando potrò nuovamente scrivervi, va bene cosi!

A presto,

PS: Fatemi sapere se succede qualcosa di eclatante nel mondo… e’ da quando sono arrivato in Messico che non leggo un giornale o guardo la TV o ascolto la radio!?
Ciao ciao!

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15/10/05

Buon pomeriggio.
Gino ed io stiamo benissimo, anche Simona stava in ottima salute e compagnia l’altro ieri, quando l’abbiamo lasciata a Città del Messico.

Noi maschietti siamo arrivati a Tuxtla ieri mattina alle 10.30 dopo 14 ore di viaggio. I bimbi del centro sono stupendi e simpaticissimi, ma soprattutto con un grande bisogno di affetto. Domani per me sara difficile separarmi da loro… Infatti domani viene a Tuxtla Giorgio cosi andrò con lui ad Ocotepec.

In questi giorni non abbiamo avuto nessuna difficoltà, siamo stati accolti magnificamente da tutte le numerosissime suore che abbiamo conosciuto. Personalmente non ho visto segni o danni dell’uragano Stan.

A presto, per quanto mi sara possibile. Uniti nella preghiera.
Gino e Francesco

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11/10/05

Domani è il grande giorno.
Alle 10 parto per Francoforte, poi da lì per Città del Messico.
L’emozione è tanta, ma la paura non è da meno!?
Era molto tempo che sognavo di fare un’esperienza di un certo tipo in terra di missione e ora finalmente ho l’opportunità di viverla.
Domani un’altra partenza, l’inizio di un nuovo viaggio, l’ingresso in una nuova avventura.
Di una cosa sono certo, che un uomo parte per poi tornare. Senza una partenza non potrebbe esserci mai una ritorno. E tutti abbiamo bisogno e voglia di ritornare.
“La tua ombra cambia forma in viaggio, si ingobbisce su una duna, si spezzetta nel sole dietro a una grata, si frantuma sui sassi, vibra dal finestrino di un treno, si irrigidisce, lunga, nel tedio di una pianura coperta di brina. Danza su un telo mosso dal vento, si impenna contro una roccia, dando, talvolta, al tuo profilo angoli bizzarri. Vedendo la tua ombra cambiare, ti accorgi che muovendoti non rimani mai uguale” (Marco Aime).
Pregate per me o fate quello che ritenete più opportuno. Ho bisogno del vostro aiuto.
Un abbraccio forte forte. A presto.

PS: “Senza Dio siamo troppo poveri anche per aiutare i poveri”.
Questa frase illuminerà il mio cammino nei tratti più bui e più tortuosi. Devo stare attento a non dimenticarla…