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TCHIMUWIKA MU SANGONDO – Insieme a Sangondo

Written by patrizia

Abbiamo preso a cuore un luogo che frequentiamo abitualmente. Un luogo fra i più poveri incontrati. Un luogo che ci ha accolto senza chiederci niente, solo presenza, l’unica cosa che d’altronde avremmo potuto offrire.
Dopo alcuni mesi qualcuno ci ha chiesto una mano. Abbiamo ascoltato, abbiamo riflettuto, abbiamo indagato e poi di nuovo ascoltato bene. Infine abbiamo scelto di giocare d’azzardo, perché di questo si parla. Abbiamo scelto, con una certa incoscienza, di occuparci di una cosa più grande di noi: abbiamo scritto un progetto di riqualificazione di una struttura della comunità.
Stiamo parlando della comunità di Sangondo Elavoco, una zona periferica poco fuori dalla città di Luena, capoluogo del Moxico. La posizione di svantaggio del luogo, accentuata dalla sua ulteriore perifericità, è connotata dal basso tenore di vita dovuto a una grande povertà generale degli abitanti e dagli standard ambientali praticamente inesistenti. Le strade del quartiere, tutte in terra e sabbia, sono una vera e propria discarica a cielo aperto, dove convivono rifiuti -spesso dati alle fiamme-, animali -cani randagi, galline,…- e persone, in particolare bambini.
La struttura di cui ci occupiamo, costruita dalla comunità Santa Cecilia, accoglie, insieme a una cappella, una scuola che conta circa 200 allievi suddivisi in tre turni, che frequentano le lezioni in classi di circa 40 studenti, in due piccole aule. La struttura scolastica si presenta in uno stato di semi abbandono dovuto alla mancanza di gestione e manutenzione da parte delle autorità responsabili.
Tale scuola rientra nel programma di alfabetizzazione per il reintegro nel corso scolastico ordinario e nel P.A.E., ovvero il programma di alfabetizzazione per adulti. Pertanto l’istituzione è de iure sotto la pertinenza dello Stato ed è gestita in forma completamente gratuita dalla Scuola compartecipata Don Bosco di Luena; tuttavia, dopo un periodo di finanziamento concluso nel 2015, il governo ha smesso di pagare i professori e chiaramente non è stata più pensata una predisposizione di locali scolastici. Pertanto la scuola ora è de facto in mano alla comunità del luogo, la quale non ha i mezzi -soprattutto economici- di prendersene cura. Un compenso minimo per i professori che ora lavorano lì è messo a disposizione dalla Scuola Don Bosco.
Noi frequentiamo questo luogo abitualmente eppure ci hanno fatto vedere -perché a volte gli occhi dello straniero possono essere brutalmente superficiali- un muro di cinta incompleto, un pezzo di muro messo in piedi dal sudore e dal sacrificio dei risparmi della comunità, una testimonianza di speranza, quella di creare uno spazio adeguato a custodire una scuola e un luogo di socializzazione per la comunità stessa. Ci hanno spiegato che raccolgono le bottiglie di plastica usate riempiendole con la sabbia per riciclarle a mo’ di mattoni. Noi ci siamo soffermate ad osservare le condizioni fatiscenti e di semi abbandono delle aule della scuola, i cui servizi igienici, non avendo neanche la disponibilità di acqua, chiaramente non rispettano alcun tipo di norma igienica.
Abbiamo scattato foto, abbiamo consultato i registri della scuola, abbiamo indagato, intervistando il responsabile -un ingegnere missionario- sulle possibilità e sui costi di una ristrutturazione, abbiamo tirato giù una proposta di intervento, un preventivo e infine un progetto.
La nostra intenzione è quella di raccogliere i fondi necessari per il completamento del muro di cinta, la costruzione di un pozzo all’interno del cortile, la ristrutturazione delle due aule e la costruzione dei servizi igienici.
Nella stesura della nostra proposta ci siamo soffermate sulle potenzialità che renderebbero sostenibile tale progetto. Un esempio è la scelta dell’utilizzo delle bottiglie in plastica per la costruzione del muro di cinta: una pratica economicamente vantaggiosa che permette inoltre di diminuire l’impatto ambientale di tale costruzione.
La realizzazione del pozzo, inoltre, non solo garantirebbe un aumento della salubrità del luogo e quindi la prevenzione di molte malattie legate alla scarsità di igiene, ma risulterebbe anche una opportunità di investimento che permetterebbe un minimo di entrata economica gestita dalla comunità.
Infine questa proposta in toto è nata dalla speranza proiettata sul lungo periodo, più immateriale che materiale, l’educazione alla cura di un luogo comune dove apprendere e giocare…forse l’aspetto più caro alla nostra sensibilità. Siamo, infatti, convinte che le condizioni ambientali in cui si apprende a scrivere e a leggere influenzino la percezione dell’importanza di tale apprendimento e dell’educazione stessa. Frequentare luoghi curati e puliti insegna indirettamente a creare e mantenere luoghi altrettanto curati, puliti e dignitosi.

P.S. Se siete interessati, contattateci e vi invieremo il progetto completo e ufficiale!
benedetta.viale@edu.unito.it
diflorioraffaella@gmail.com

Benedetta e Raffaella

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