Vita associativa

Giornata della Cultura e della Reciprocità – XII Convegno VIDES Internazionale

Written by francesca

4 luglio 2022 . La Giornata della Cultura e della Reciprocità.

Continua con gioia ed entusiasmo il XII Convegno del VIDES Internazionale dal tema VIDES Cultura di Reciprocità, Fondamenta della casa Comune. Giovani Protagonisti del Cambiamento”.

La giornata si è aperta con la lectio Divina nella quale Suor Eliane Petri Anschau ci ricorda le parole di Madre Yvonne che afferma che, per camminare con i giovani, ci viene richiesto un atteggiamento nuovo: «Saper guardare a loro con lo stesso sguardo di don Bosco e di madre Mazzarello. I nostri fondatori hanno scrutato con intuizioni d’amore il cuore dei giovani scoprendo in tutti, anche i più difficili, i ribelli, gli indifferenti, il buono, il bello, le potenzialità nascoste dal punto da trasformare “vite ferite” in persone realizzate, fino ad accompagnarle alla vetta della santità.” Sr Eliane sottolinea come dobbiamo credere che questo “miracolo” sia possibile anche oggi. Non è utopia, ma ottimismo realista caratteristica irrinunciabile della nostra spiritualità. Non è, forse, un valore che deve essere riconquistato per far brillare maggiormente di gioia  e di certezze il nostro agire e ogni nostra scelta per i giovani e con i giovani?»

A questa interessante riflessione iniziale, segue il saluto di Madre Yvonne Reungoat nel quale ci ricorda come “Essere volontario/a è mettere una parte della propria vita a servizio di chi è portatore di una grande varietà di bisogni, di chi è alla ricerca della propria dignità umana e degli spazi di crescita a cui la sua anima aspira, di chi chiede educazione, cultura, cura, sostegno, spazi per esprimere se stesso/a, ma è anche vivere ogni realtà: lo studio, il lavoro, la famiglia, l’amicizia, il tempo libero con le antenne tese a cogliere anche un flebile lamento che contiene una richiesta di aiuto per intervenire con discrezione e prontezza. La stessa esistenza del VIDES è un “segno” in questa direzione. E’, infatti, da 35 anni, la concretizzazione della consapevolezza di quanta forza di cambiamento ci sia nel mondo giovanile, la risposta dell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice alla domanda di protagonismo da parte delle nuove generazioni, la collaborazione crescente, a cerchi sempre più ampli, con quanti, nella società civile e nella Chiesa sono impegnati, soprattutto nel campo educativo e, in particolare, nell’attenzione ai piccoli, alle donne, alle bambine perché a tutte/i sia data la possibilità di attuare in pienezza le proprie potenzialità e le proprie aspirazioni, perché nessuna/o sia trattata/o come un oggetto, sfruttata/o, violata/o, asservita/o…Sono campi in cui il cambio di paradigma richiede impegno maggiore perché si tratta, in tutto il mondo, di superare uno sguardo maschilista e un femminismo della contrapposizione per crescere insieme verso una collaborazione paritaria e rispettosa delle peculiarità.”

La mattina continua con la Conferenza Magistrale di Suor Pina Del Core, docente ordinaria di Psicologia dello Sviluppo e dell’Orientamento alla Facoltà Auxilium e Consultore della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata (VC) e le Società di Vita Apostolica. Il tema del suo intervento è: “Cultura della reciprocità e volontariato in tempi di precarietà e violenza relazionale”. Sr Pina sottolinea come: “Il volontariato è innanzitutto una dimensione del vivere, non semplicemente del fare. La sua identità non si può ridurre solo a un’offerta di servizi o a uno scambio di beni, ma consiste in primo luogo nell’essere uno spazio di rapporti interpersonali che costruisce legami e, per sua natura, innesca processi aggregativi tra le persone, le comunità diverse, le organizzazioni locali, le istituzioni civili. Il volontariato costruisce ponti e le sue azioni gratuite non si riversano solo sui destinatari ma si allargano all’intera comunità. La gratuità, infatti, costituisce il cuore, il motore di ogni forma di volontariato, inscritta nelle pieghe della sua identità, ma che tuttavia può essere sorgente di ambivalenza e di conflittualità. Certamente la gratuità è una premessa fondamentale dell’azione volontaria ma non è sufficiente. Fortunatamente c’è stato un passaggio culturale che ha spostato l’attenzione dagli aspetti formali dell’azione volontaria (gratuità dei servizi) alla condizione espressiva e identitaria della figura del volontario, cioè la relazione. Contro il rischio di una deriva verso la filantropia o verso forme di conservatorismo assistenziale e compassionevole, il volontariato si oppone a ogni concessione che possa ‘umiliare’ l’altro perché povero e bisognoso, generando subalternità e dipendenza. L’azione gratuita offerta dai volontari si trasforma in reciprocità di dono quando è un elemento portante dell’identità, perché divenuto un modo di essere, una scelta di vita, uno stile di comportamento e di relazione. La reciprocità non è lo scambio in una logica di mercato (do ut des), anche se non lo esclude, ma implica sempre un investimento di fiducia, di affidabilità e quindi di responsabilità.” Alla luce di queste interessanti riflessioni, quindi, Suor Pina ci ricorda come “sono tante anche le sfide proprie della formazione iniziale e permanente dei formatori, dei volontari, delle comunità e delle associazioni. Tra le diverse tematiche possibili da approfondire a livello di percorsi formativi ci sono le seguenti:

  • Reciprocità e responsabilità dei legami di cura
  • Altruismo e competenza relazionale ‘ospitale’
  • Prossimità e accoglienza ‘oltre’ ogni asimmetria e/o differenza: pensare al rapporto con l’altro in termini di reciprocità significa mettere in conto la presenza della ‘differenza’ (di genere, etnia, generazione, censo, culturale,…) nel senso che le differenze richiedono reciprocità di relazione, piuttosto che forme ambigue di tolleranza come l’assimilazione, la sopportazione, la formalità di buona educazione o rispetto, dimenticando che l’altro in quanto ‘diverso’ non può essere considerato e reso ‘simile’ ma va lasciato essere ciò che è e che vuole essere, riconosciuto nella legittimità della sua differenza. È la reciprocità del riconoscimento che dà significato ai sentimenti, alle intenzioni e alle azioni del Sé e permette l’espressione della sua ricchezza, della sua peculiarità, della sua creatività.

Il pomeriggio si apre con l’intervento di Suor Ena Veralis, economa generale delle FMA, sul settore dello sviluppo, la quale non ha mancato di sottolineare l’importanza della progettazione nella creazione di canali di comunicazione e ponti di solidarietà.  Ne segue l’approfondimento della Dott.ssa Elisabetta Murgia e della Dott.ssa Rubina Cantele sulla progettazione e la cooperazione internazionale. Durante l’intervento è stato posto l’accento sul valore aggiunto dato dal poter progettare come Rete VIDES e sull’urgenza di dotarsi di un Piano Strategico per i prossimi 4 anni avente un obiettivo generale di cambiamento chiaro (Impact) e degli obiettivi specifici condivisi (Outcome) per il periodo indicato, che possa andare a contribuire al raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile fissati dalle Nazioni Unite per il 2030.  È stato illustrato come un Piano Strategico debba contenere una descrizione di una visione e missione condivisa, informazioni di contesto, strategie ed obiettivi comuni e una chiara programmazione che interessi le aree di intervento prioritarie per le Missioni (Protezione dei Minori, Educazione di Qualità, Empowerment delle Donne, Sicurezza alimentare, etc.)

Il pomeriggio è ricco di riflessioni e approfondimenti grazie anche agli interventi della Dott.ssa Claudia Cassano e del dott. Maurizio Cei che, nella loro Conferenza Magistrale, analizzano il tema del volontariato giovanile.

Il dott. Maurizio Cei, membro del Consiglio di Amministrazione del VIDES Internazionale, ha parlato con il cuore portando la sua testimonianza diretta di volontario VIDES. Nel suo discorso ha sottolineato come “per essere consapevoli di una situazione non è sufficiente sapere che quel fatto esista, ma sentirsene parte, esserne coinvolto e sentirlo come parte della propria esperienza di vita. E’ l’I care di don Milani, il me ne prendo cura, mi interessa, che fa passare dalla conoscenza alla consapevolezza. In questi anni, decenni, una parte limitata ma importante del pianeta ha avuto la grazia di vivere in un contesto non caratterizzato da guerre e violazione sistematica dei diritti. Certo, la maggioranza degli abitanti di questi luoghi fortunati, e i giovani fra loro, sapevano benissimo quanto la loro situazione costituiva un totale privilegio, se paragonata a quella di milioni di altre persone. Ma difficilmente, quella conoscenza della propria condizione di privilegiati e del fatto che in tante parti del pianeta la guerra, la fame e la mancanza di dignità costituiscono un dramma quotidiano, ha portato ad una consapevolezza del fatto che queste situazioni ci riguardano tutti. Ma come si crea la consapevolezza, che poi può guidarci ad essere protagonisti del cambiamento? Nel mio caso, e credo che sia un elemento centrale in generale, la consapevolezza si è creata dall’incontro diretto con una situazione, con un fatto. Perché anche una parola, se ascoltata nel momento giusto e in una situazione specifica, può cambiare la nostra percezione, ma poche parole valgono quanto un incontro diretto. Se la consapevolezza  è legata ad un’esperienza diretta, capiamo subito quanto il VIDES in questi anni sia stato decisivo per la crescita di migliaia di giovani, nella loro presa di coscienza, nell’aver attivato in loro il motore del cambiamento e del protagonismo. Dei valori che non dobbiamo e possiamo disperdere e che devono essere sviluppati e rafforzati nel confronto e nella condivisione fra ragazzi e ragazze che, provenendo da contesti e situazioni diverse possono condividere pratiche e azioni concrete che vadano nella direzione della promozione umana a livello globale. Centrale, da questo punto di vista, deve essere la riflessione e l’azione per quello che riguarda la tutela e la protezione del creato. L’enciclica Laudato Sì indica chiaramente ciò che, nel nostro piccolo, noi volontari abbiamo sperimentato fin dall’inizio del nostro percorso: non ci si salva da soli, la storia della salvezza o è un discorso che riguarda tutti o è solo un vuoto esercizio di retorica. All’interno del VIDES ci sono sia abitanti di quella parte del pianeta che maggiormente sta spingendo verso la sua distruzione che abitanti della parte che subisce maggiormente gli effetti del cambiamento climatico: questo fatto, lungi da essere un fattore di divisione fra di noi, può e deve essere fattore di unione e di ricerca di soluzioni pratiche e condivise per cambiare direzione alle scelte individuali e collettive che ci stanno portando all’annientamento globale.”

La dott.ssa Claudia Cassano, invece, ha approfondito quanto sostenuto da Maurizio partendo da un questionario che è stato inviato, prima del Convegno, ai volontari VIDES nel mondo per conoscerli meglio e comprendere cosa significhi per loro “cambiamento”. Sono state raccolte 214 risposte in 7 lingue diverse (italiano, inglese, francese, spagnolo, portoghese, polacco e slovacco).  I volontari sono stati invitati a riflette su cosa significhi essere protagonisti del cambiamento e quasi la metà degli intervistati, il 44%, ha risposto che essere protagonisti del cambiamento significa “mettere al servizio degli altri le proprie conoscenze e competenze”, il 15% ha risposto “vivere nel mondo il proprio essere cristiani”, il 13% ha optato per dare il proprio contributo nel sensibilizzare l’opinione pubblica sulle tematiche che aprono la strada a una società fondata sulla giustizia e sulla pace.

Nel suo intervento, la dott.ssa Cassano ci ricorda che “per mantenere lo sguardo fisso agli obiettivi che si vogliono cambiare servono due ingredienti: forza di volontà e capacità di rispondere alla domanda “quanto questo cambiamento è veramente importante per me? Quanta fiducia ho sulle reali possibilità di realizzarlo?”. Il criterio dell’importanza è strettamente connesso alla dimensione dei valori. Il valore è definito come “la condizione o lo stato che l’individuo reputa desiderabile e sulla base del quale valuta azioni e comportamenti”. Sono proprio i valori ad essere tra gli elementi fondamentali per il cambiamento. Dunque, più che stabilire mete, dobbiamo stabilire mete che abbiano un significato per noi, che siano frutto di una nostra motivazione profonda e intrinseca. Dobbiamo sapere chi siamo e che cosa vogliamo, perché a volte situazioni, ostacoli o bisogni contingenti ci distraggono e senza la bussola dei nostri valori è facile perdere la strada. In fondo aspiriamo a ciò che già siamo, al nostro Sé ideale che cerca di venire fuori e manifestarsi. Per questo l’integrazione tra parte Intellettiva, Relazionale, Spirituale e Attuativa è fondamentale e in questa definizione e armonizzazione della propria identità, il nucleo centrale che tiene insieme il tutto sono proprio i valori. I valori permettono di dare un senso di coerenza e di continuità al sé nei vari cambiamenti che ogni essere umano vive, ma aiutano anche a dare una direzione e un orientamento nell’incontro con l’altro e con l’ambiente. Rispetto all’incontro con l’altro, questo è importante soprattutto quando ci troviamo in scambi intergenerazionali o interculturali, dove è facile cadere nel rischio di mettere in crisi se stessi o di adattarsi e annullarsi completamente nell’altro: per evitare questo è fondamentale quindi essere ben consapevoli dei propri valori e saper distinguere tra ciò che siamo disposti a negoziare e ciò che invece assume un significato centrale per la nostra stessa identità.”

Dopo questi interventi ricchi di spunti di riflessione, tutta l’Assemblea è stata invitata a dividersi in tre gruppi per lavorare in laboratori su tre diverse tematiche: volontariato giovanile, sostegno a distanza e settore sviluppo.

I partecipanti hanno lavorato con entusiasmo durante i laboratori per elaborare strategie comuni e meglio approfondire le tematiche affrontate durante la giornata.

La giornata è stata anche caratterizzata dalle presentazioni delle Buone Prassi del VIDES Giappone, VIDES Filippine, VIDES Corea, VIDES Stati Uniti, VIDES Repubblica Dominicana e VIDES Costa Rica. Attraverso queste testimonianze, si è potuto comprendere ancora di più il valore profondo delle attività portate avanti nei vari Paesi e di come il VIDES permetta ai giovani di lavorare insieme per un Bene Comune.

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