Diari di Viaggio

Matteo – I miei primi mesi in Argentina

Written by francesca

Eccomi qui, ci ho messo un po’ per trovare il tempo e il coraggio di scrivere questo, e lo sto facendo in piena notte perché è in queste ore che mi è più facile riordinare questo turbinio di emozioni, questa mescola varia di pensieri.
Nonostante la notevole distanza l’Argentina è molto simile all’Italia, forse anche per questo le piccole differenze risultano più marcate.
Ero partito con la consapevolezza di non cambiare il mondo, di non stravolgere la vita a nessuno, se non la mia.
Qui ogni giorno ne ho conferma.
Grazie a questa esperienza sto conoscendo persone fantastiche: l’Abu Mari (Nonna Mari) che ogni settimana apre le porte della sua casa a ragazzini e bambini dandogli un posto dove offrirgli supporto scolare, aiutarli con i compiti, farli giocare ma anche offrirgli la merenda, latte e dolci preparati da lei. Tutti i ragazzi vivono in situazioni abbastanza complicate, sia economicamente che famigliarmente, con vestiti di misure sbagliate, rotti o rovinati, quel che mangiano nel merendero probabilmente è una delle poche cose che possono mangiare durante il giorno.

Juan Luciano detto Nino, che ci ha raccontato la sua vita, la sua storia; la guerra; i bombardamenti di Pola, città di origine; la fuga dall’Italia e la costruzione di una nuova vita in Argentina.

Manke, un bimbo mapuche conosciuto a Ruca Choroi, il primo bimbo con cui ho stretto rapporto, un legame temporaneo ma infinito, quasi fosse un altro fratello.
Tanta e tanta altra gente, la lista comincia ad essere lunga, persone che ci hanno accolto con un affetto spropositato, a tratti pensi anche immeritato.
Come detto prima, a volte ci si interroga su quello che stiamo facendo, su quanto possa essere utile, in fondo…
mi viene in mente il pezzo di una canzone di Cremonini “Ma se poi ridi vuol dire che qualcosa la so fare…”
Ho condiviso risa, balli, storie ma anche pianti e abbracci….
Ripenso ai sorrisi dei bimbi quanto ci vedono, alla loro corsa per venire ad abbracciarci, ai loro sguardi di complicità o in cerca di aiuto, o supporto.
Sì, magari non gli cambierò la vita, ma almeno un giorno, un momento, il seme di un vago ricordo che potrà accompagnarli per sempre…
Spero di non avervi annoiato con queste parole scritte di getto e buttate quasi a casaccio su un foglio.
“Addio e grazie per tutto il pesce” cit.    (in pochi capiranno questa citazione)
Matteo

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